Una o due generazioni fa eravamo ancora al “che la piasa, che la tasa e che la staga a casa”: forse non nella realtà (le donne hanno cominciato a entrare massicciamente nel mercato del lavoro mentre gli uomini erano occupati a fare la guerra; e per quanto riguarda il nordest hanno continuato nel periodo delle emigrazioni interne), ma nella percezione media del maschio nordestino. Oggi la presenza femminile nel mondo dell’istruzione ha rovesciato le proporzioni, con le donne che hanno superato gli uomini (si laureano molto di più, più velocemente, e con voti migliori), e quella nel mondo del lavoro è in costante crescita, anche se drammaticamente indietro rispetto ai paesi sviluppati a noi culturalmente vicini. Quella che non è cambiata abbastanza, probabilmente, è la mentalità (la donna fa comunque più fatica a farsi strada, a parità di merito); e soprattutto il sistema sociale che ne è l’espressione (il welfare, la scuola, l’organizzazione degli orari nei luoghi di lavoro e nelle città), ancora “nemico” del lavoro delle donne, nella sua organizzazione e nei suoi valori di fondo. Continua a leggere