Le conferenze-spettacolo sono l’evoluzione più recente del mio lavoro. Le facevo in un certo senso anche prima: ma con meno consapevolezza. Vivo praticamente in pubblico, insegno da decenni – e insegnare è un po’ come fare uno one man show permanente –, andavo già in tournée per conferenze. Col tempo ci ho preso gusto, e ho accentuato l’aspetto teatrale, ispirato da un mio collega d’università del tempo che fu, tale Galileo Galilei, anche lui docente nel mio stesso ateneo, cui si attribuisce la frase: “il buon insegnamento è per un quarto preparazione e tre quarti teatro” (in realtà la citazione è apocrifa, nel mondo anglosassone è attribuita alla scrittrice Gail Godwin, ma poco importa: è pertinente). Dalle lezioni sono passato alle conferenze, che sono diventate a poco a poco, aggiunta dopo aggiunta (grafici in movimento, immagini d’arte, foto, video, musica anche dal vivo…), dei veri e propri spettacoli, portati in giro per festival e teatri (ma anche sessioni di formazione e imprese): una forma adulta di edutainment, complementare ai libri che scrivo.