La fine del ciclo berlusconiano

PDL, la fine di un ciclo. E il futuro è nebbia, in “Il Piccolo”, 26 ottobre 2012, p.1
Che ne sarà di Berlusconi e del PDL ora che il fondatore-patriarca si ritira? Intanto, lasciamoci il beneficio del dubbio: ne ha dette, contraddette e smentite talmente tante, di strategie – in particolare in questi ultimi mesi di incertezza, dall’avvento del governo tecnico ad oggi – che non è ancora detta la parola fine, anche se stavolta è più probabile di altre. In ogni caso, di Berlusconi è presto detto: se davvero si ritirerà dal ruolo di leader, avendo dovuto rinunciare ai sogni quirinalizi o ad altri incarichi di prestigio, cui pure ha aspirato a lungo e sperato fino a tempi recenti, ma che nessuno gli proporrà più, non resta che un posto da senatore, giusto per rimanere al riparo da qualche inchiesta di troppo, e un ruolo da padre nobile ritualmente omaggiato ma non più ascoltato.
Diverso il discorso per il PDL. La sua creatura politica, l’unione di Forza Italia e Alleanza Nazionale, è virtualmente morta, implosa negli scandali e nell’inconsistenza politica. I sondaggi, in proposito, sono impietosi. Continua a leggere

Elezioni? Vincono gli indecisi

L’esercito di indecisi e astenuti, in “Mattino Padova”, “Nuova Venezia”, “Tribuna Treviso”, “Corriere delle Alpi”, 21 ottobre 2012, p.1 (anche in “Piccolo Trieste”, 20 ottobre)
Votano, ma sempre meno e in maniera sempre più differenziata, e in qualche modo nuova, diversa. O non sanno più cosa votare: non sanno per chi e soprattutto perché. Sono gli italiani, come li fotografa l’ultimo sondaggio Swg sulle intenzioni di voto.
Il primo partito sono già oggi gli indecisi, quelli che non sanno più per chi votare: il 29%, quasi un terzo del corpo elettorale che non sa più dove guardare, dove ancorarsi, a chi dare fiducia. Che si aggiungono a un 18-20% di elettori che già oggi dichiarano invece che si asterranno. Delusi dai partiti della prima e della seconda repubblica, che stanno finendo il loro ciclo politico negli scandali che da nord a sud stanno facendo crollare giunte ad un ritmo forsennato, anche in roccaforti un tempo inattaccabili, come il Lazio e la Lombardia. Ma delusi anche dal governo tecnico, la cui popolarità è in costante calo, anche se riscuote tuttora più fiducia di qualsiasi partito: e oggi si attesta al 37%, perdendo due punti in una sola settimana (quella di una legge di stabilità per molti versi ulteriormente e incomprensibilmente punitiva).
Si tratta di una catastrofe del senso di coesione sociale, prima ancora che politica. Continua a leggere

Black-out

Ho avuto una specie di black-out. Scomparsi gli ultimi quindici giorni di attività sul sito.
Mi è toccato reinserire tutto. Perdendo commenti, like, links (mi scuso con chi è intervenuto: per una volta molti. Ho perso le tracce…)
Mi dicono che non c’entra con le primarie. Non sono hackers avversari.
Ma quasi tutto quello che c’era scritto era sul tema.
Speriamo che finiscano presto. Torniamo umani, dopo…

La cultura dello scambio (e il mancato ricambio…)

La cultura dello scambio, in “Mattino Padova”, “Tribuna Treviso”, “Nuova Venezia”, “Corriere delle Alpi” (anche “Messaggero Veneto”, Il repulisti unica terapia per l’Italia, e “Piccolo Trieste”, 15 ottobre, p.1, Un reset delle facce contro gli scandali), 16 ottobre 2012, p. 1
L’impressionante serie di scandali che sta coinvolgendo, e a poco a poco travolgendo, le regioni italiane, da nord a sud, con equanime imparzialità, ci mostra quanto il comportamento dei ceti dirigenti italiani sia radicato in una solida cultura. E non si tratta solo di politica: deve ancora cominciare una pulizia vera negli enti, nell’associazionismo anche imprenditoriale, nelle camere di commercio, negli ordini professionali, nelle fondazioni bancarie, nella dirigenza della pubblica amministrazione, nelle municipalizzate, e via disboscando.
Di quale cultura si tratta? La cultura dello scambio, del favore, della raccomandazione, della protezione: un dato tradizionale dell’antropologia italica. Che però, almeno dagli anni ’80 a livello di massa, ma da molto prima a livello di élite, si è incrociata con la cultura dei soldi facili, della scorciatoia, della furbata, del vivere alle spalle degli altri, e in particolare del denaro pubblico e delle pubbliche istituzioni. Che ha finito per far assomigliare la politica e la pubblica amministrazione, ma anche molti altri ruoli associativi, né più né meno che allo spaccio di droga, al concorso o all’appalto truccato, alla corruzione: un modo rapido per fare soldi senza lavorare, per guadagnare senza impegnarsi. Come diceva Balzac: “Un uomo politico è un uomo che è entrato negli affari, o sta per entrarvi, o ne è uscito e vuole rientrarvi”. Laddove affari significa soltanto gli affari propri, naturalmente: anzi, i propri sporchi, loschi, lerci affari. E laddove uomo politico sarebbe categoria allargabile all’uomo pubblico in generale, delle associazioni e delle corporazioni, e non solo delle istituzioni. Continua a leggere

Questioni di stile: fine ingloriosa del Massimo statista

Nello stesso giorno in cui sulle prime pagine c’è l’addio di Veltroni alla politica attiva, gli amici di D’Alema si riducono all’umiliazione di comprargli una pagina a pagamento sull’Unità per chiedergli di candidarsi ancora (si vede che non era una notizia nemmeno per il quotidiano di partito…). Questioni di stile: scelta personale vs. mendicità politica.

Lombardia: l'occasione Civati

Formigoni cadrà. Come per la Polverini, è solo questione di tempo. E non sarà molto.
Il centrodestra, in Lombardia, è allo sfascio. E la Lega, comunque, in calo: per ragioni di implosione interna (scandalistiche, e di rese dei conti successive), e perché così tanti anni di stretta collaborazione/compromissione con il peggio del PDL non si cancellano rapidamente.
Ma il centrosinistra non è messo benissimo. Le ferite di Penati e dintorni sono ancora aperte, per nulla rimarginate. Per recuperare ci vuole un progetto serio, e facce nuove, non compromesse con la storia passata del PD, che abbiano denunciato quando era tempo il ‘sistema Sesto’ senza riluttanze, che abbiano un’idea di coinvolgimento democratico delle persone, dal basso, e una proposta politica innovativa.
Un Pisapia di livello regionale, più o meno. Per ripetere a quel livello una formula vincente.
A occhio, tocca a Civati, adesso, far vedere che c’è. Con la stessa modalità di Pisapia a suo tempo: non designazione dall’alto, ma costruzione dal basso di un progetto, una leadership, e una squadra. Senza tentennamenti. Con determinazione. Senza compromessi.

Celeste resistenza

Ennesimo arresto al Pirellone. Per contiguità con la ‘ndrangheta, niente meno.
Persino la Lega si sfila, a questo punto: tutto, ma la mafia no…
Formigoni, eroicamente, non demorde: “Non mi dimetto”
E per la prima volta in vita sua trova ispirazione nelle parole di un magistrato, per giunta di Mani Pulite: “Resistere, resistere, resistere…”
Ma non è colpa sua. Non è che non se ne vuole andare. E’ che non si stacca: è avvitato…

Il viale del tramonto di Berlusconi

Il viale del tramonto di Berlusconi, in “Mattino Padova”, “Tribuna Treviso”, “Corriere della Alpi”, 10 ottobre 2012, p.1
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Berlusconi si ritira. Probabilmente non correrà alle prossime elezioni, nel 2013. Così ha detto, stavolta di persona, senza lasciarlo accennare solo al suo luogotenente dimezzato, Alfano. Per salvare l’Italia: come quando, nel 1994, per lo stesso motivo, fece la scelta opposta, decise di scendere in campo, e vinse. Ma non è una notizia. La notizia è che ci stia ancora riflettendo.
Finisce un’epoca, non c’è dubbio. Durata quasi un trentennio: in cui, nel bene e nel male, la figura di Berlusconi ha caratterizzato un’intera stagione italiana. L’età berlusconiana, come la ricorderemo. Non a caso ‘berlusconiano’ è già oggi un aggettivo, che prima ancora che alla politica si applica a un modo di intendere la vita, il lavoro, la cultura, il denaro, il divertimento, i media, le donne, e molte altre cose.
Ma è una stagione già tramontata: affogata negli scandali, e definitivamente affossata dalla crisi. Oggi nessuno ha più voglia di scherzare, e di nascondere la realtà. E se ne vuole uscire. Chiudere con il passato. Tentare di ricostruire, sulle macerie, un futuro diverso. Continua a leggere

La canzone del rott'amatore

Non ho parole.

Avevo scritto un testo, con intento ironico, intitolato “La canzone del rott’amatore” (per inciso: canzone nel senso di canzoniere, di poesia…), e l’ho postato su facebook accompagnato dalla frase “per sorriderci un po’ su…”

Il tutto in un blog che si chiama ‘Contraddetti’, dichiaratamente ispirato a quello spirito caustico che era Karl Kraus, dove ci sono quasi solo battute, aforismi e brevi commenti ironici di attualità politica.

E in poche ore mi sono ritrovato, in un articolo sull’edizione online di un quotidiano nazionale, paroliere di Renzi, niente meno. Autore del testo di una canzone dedicata a lui (che non è nemmeno nominato: nel testo parlo in prima persona, e si tratta della mia persona, non della sua), e alla ricerca di qualcuno che mi scrivesse gli accordi, se possibile.

Ma l’ironia no?

Pensare che tutto era nato da un banale gioco di parola, una sola: la parola “rott’amare”.

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Potere della rete, certo. E sua difficoltà nell’aiutare a contestualizzare, evidentemente. Va bene così: avrei dovuto saperlo, e in realtà lo so, ma non lo si sa mai abbastanza. Un’utile lezione, per uno che insegna nel corso di laurea in scienze della comunicazione… (anche l’autoironia, a questo punto, ci sta)

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Allora, per aiutare a ri-contestualizzare. Trattasi di testo ironico, che gioca sulla parola ‘amo’ (l’Italia, la politica, il Pd, gli elettori di centrosinistra) e ‘rottamo’ (all’inverso: la parte peggiore del Pd, della sua dirigenza, della politica, dell’Italia). Per riassumerla:

Io amo. E quindi rottamo

In definitiva: rott’amo… Continua a leggere