Caro PD, ti scrivo. Sulle elezioni a Padova.

Ho seguito con attenzione le vicende del centro-sinistra padovano. Con attenzione silente: ho lasciato la loquacità alle prime fasi, e nel backstage – dove, finché ho potuto e ho pensato che avesse un senso, ho cercato di dare un contributo di riflessione alle scelte da fare. Poi, quando le scelte sono state fatte, mi sono astenuto dall’intervenire o dal prendere altre posizioni, o anche solo manifestare vaghe perplessità. Bisognava in ogni caso portare a casa il risultato: discutere ancora avrebbe danneggiato l’obiettivo. Continua a leggere

Padova: lo scenario post-elettorale

Il voto a Padova è stato in controtendenza su tutto: partecipazione al voto e risultato finale. In elezioni dove la partecipazione al voto è crollata sotto la fatidica soglia della metà degli aventi diritto, Padova è circa dieci punti sopra la media nazionale: ed è proprio questa partecipazione che porta Sergio Giordani, in tandem con Arturo Lorenzoni, a vincere elezioni difficili, in cui l’ultimo sindaco eletto prima dell’intermezzo commissariale, Massimo Bitonci, era disposto a tutto pur di riconquistare il fortilizio padovano sottrattogli, nella sua narrazione, durante una congiura notturna. Continua a leggere

Gloria e Marco: quando il silenzio sarebbe più opportuno della retorica

In molti – credo tutti quelli che non hanno un cuore di pietra – abbiamo pianto di fronte alla vicenda di Gloria Trevisan e Marco Gottardi, morti nel rogo della Grenfell Tower a Londra. Non c’era bisogno di conoscerli personalmente per commuoversi, di fronte a questa bella coppia di giovani fidanzati, pieni di speranze e di futuro, che hanno visto spezzati in maniera così repentina e terribile i sogni che stavano inseguendo. Non ci riesce difficile – anche se è impossibile farlo davvero – identificarci nello strazio dei genitori e dei familiari: commuoversi vuol dire appunto questo – muoversi insieme, con-dividere, com-piangere, almeno, se altro non è possibile fare. Soprattutto se siamo genitori, ancora di più se abbiamo anche noi un figlio o una figlia a Londra o altrove: e ci siamo detti che, sì, non sarebbe dovuto succedere, ma sarebbe potuto capitare a chiunque. E’ una vicenda dolorosa, vera, unica, profonda come solo il dolore può esserlo. E che, come tale, merita rispetto. Siamo con i genitori, con i parenti, con gli amici, per quel poco che possiamo, per quel che vorremmo essere a loro vicini. Continua a leggere

L'etica condivisa e la "bruttificazione" del territorio. Il Veneto distrutto e quello da ri-costruire

Costruire significa fabbricare, mettere insieme delle parti per ottenere un tutto, ordinandole secondo una logica conosciuta. La parola deriva dal latino con-struere: dove l’elemento significativo, poiché struere significa edificare, sta nel prefisso con, che indica che è qualcosa che va fatto insieme ad altri, come progetto comune. Non si costruisce da soli: o, per lo meno, è difficile farlo. Funziona meglio se si tratta di un progetto condiviso. Continua a leggere

Elezioni a Padova. Verso il ballottaggio: con quali premesse?

A Padova con il primo turno delle elezioni amministrative, e comunque vada il ballottaggio, è finito un ciclo politico. Per il crollo dei votanti, innanzitutto: passati dal 70 e rotti per cento del 2014 al 61 e rotti di oggi (e se si calcola che nel 2014, tra il primo e il secondo turno, il calo fu di dieci punti percentuali, si rischia di arrivare, al ballottaggio, a poco più della maggioranza assoluta dei votanti). E per il crollo dei partiti: quelli di destra fanno in tutto il 12 e qualcosa per cento; meno del Partito Democratico da solo, che firma tuttavia la sua Caporetto, con una percentuale poco sopra le metà rispetto al 2014. Anche il Movimento 5 Stelle perde oltre un terzo dei suoi già pochi voti (il traino del marchio, da solo, non basta – serve anche il prodotto, che a Padova, con tutta evidenza, non c’era). In totale, insomma, i partiti presenti in parlamento totalizzano meno di un terzo dei consensi: e ne rappresentano ancora meno, a giudicare dai candidati – che, salvo Bitonci (e Borile), non hanno alcun ruolo partitico. Continua a leggere

Vaccini e omeopatia: uscire dalla logica della guerra di religione

Appena ieri erano i vaccini, oggi è l’omeopatia, domani sarà qualcos’altro. Non è finita qui, infatti, e ci aspettano altre guerre di religione sul tema della salute. E forse non è un caso: la salute (del corpo) e la salvezza (dell’anima), nel nostro immaginario e nella nostra tradizione, sono così intrinsecamente collegate, anche se non vogliamo ammetterlo, che alla radice sono la stessa cosa – non a caso il latino conosce una sola parola, salus, per significarle entrambe. Continua a leggere

Da Capaci a Manchester, passando da casa

Ieri sera, guardando la TV, mia moglie ed io cercavamo di spiegare a nostro figlio Alessandro, 11 anni, la strage di Capaci, Falcone e Borsellino, che cos’è un eroe civile, e che cos’è, da dove viene, la violenza che li ha abbattuti, insieme ad altri servitori dello stato, che li proteggevano.
Ne parlavamo, avevamo le parole per dirlo: e lui capiva.
Stasera faremo più fatica a dare un senso alle nostre parole. A spiegare perché, come, bambini poco più grandi di lui sono morti, uccisi da una violenza senza senso, senza interessi da proteggere, nemmeno loschi, senza ragioni, nemmeno malvagie.
Mi direte che tutti i giorni, in Siria, in Iraq, in posti ancora più lontani dall’Europa, muoiono bambini, e adulti, nella stessa maniera insensata, vittime di armi simili, di comportamenti simili, di violenza simile. E avrete ragione.
Mi direte che tutti i giorni, ovunque nel mondo, bambini, e adulti, muoiono di fame, di un lavoro troppo più grande di loro, di fatica, di cattiveria, di tortura. E avrete ragione.
Mi direte che da noi, nel silenzio, senza sufficiente emozione, per molti anni, e ancora oggi, bambini, e adulti, morivano e muoiono per la violenza delle mafie, nelle strade delle camorre, nelle vendette trasversali delle ’ndrine. E avrete ragione.
Mi direte che anche noi abbiamo vissuto violenze e stragi terroristiche insensate, che colpivano innocenti. Tutti i giorni, rientrando da scuola, passavo per piazza Fontana. Altri saranno stati nei paraggi di piazza della Loggia, della stazione di Bologna, su un treno che faceva lo stesso percorso dell’Italicus, o magari su un volo che passava nei cieli di Ustica. E avrete ragione.
Mi direte che in fondo si muore senza ragione, a tutte le età, nelle strade, nei pronto soccorso, nei reparti dei malati terminali, peggio se pediatrici, e anche lì è difficile spiegare, anche lì non ci sono ragioni. Perché lui, perché non io, perché suo figlio, perché non mio figlio. E avrete ragione.
Mi direte tutto questo. E vi darò ragione. Eppure oggi, anche io, che di queste cose mi occupo, da anni, cercando di spiegare a mio figlio, farò fatica a trovare le parole.
Le parole che non troverò, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 24 maggio 2017, editoriale, p.1

Le norme e i valori: la sentenza sul kirpan

Una sentenza della Cassazione ha vietato l’utilizzo del Kirpan, un pugnale portato alla cintura dai sikh come simbolo di lotta contro l’ingiustizia. Il Kirpan è considerato dai sikh un simbolo e un obbligo religioso, parte delle 5 K della religione sikh: le altre sono Kesh, i capelli lunghi raccolti in un turbante portato obbligatoriamente dagli uomini, Kangha, il pettine di legno per raccogliere i capelli in modo ordinato, a differenza della crescita libera e disordinata degli asceti induisti, Kara, un braccialetto di ferro che rappresenta il controllo morale nelle azioni e il ricordo costante di Dio, e Kacha, delle sottovesti di tipo allungato simbolo di autocontrollo e di castità. Continua a leggere

Sbarchi: nessuno è innocente

Di fronte all’aumento degli sbarchi, e alla difficoltà evidente di gestire il fenomeno, è partita una dura polemica sul ruolo delle organizzazioni non governative che salvano i migranti in mare. Ma forse è il caso di fare un passo indietro e allargare lo sguardo: perché su questo tema nessuno, ma proprio nessuno, è innocente. E le conseguenze di quanto accade al largo delle coste libiche riguardano tutti, dato che ricadono, alla fine, sui territori. Continua a leggere

Con gli altri, non contro: cosa vuol dire veramente competere

Competere è parola declinabile in diversi modi. Il verbo fa riferimento, in primo luogo, al gareggiare, allo sfidarsi, al misurarsi con qualcuno o qualcosa, nello sport come in economia, in guerra come in amore. Ma ha anche un altro significato, diverso, seppure riconducibile al precedente: la competenza è ciò che ci appartiene di diritto, ciò che ci siamo conquistati legittimamente (gareggiando, sfidando, misurandoci, appunto), ciò che ci spetta – non a caso la si chiamava anche la spettanza, in passato, ed era un equivalente di compenso, di retribuzione. C’è poi un terzo significato importante, e ugualmente collegato ai precedenti: ha competenza chi conosce, chi sa, chi ha esperienza, cultura o altre qualità che rendono una persona, appunto, competente in un determinato ambito. Da questo significato ne deriva infine un altro, che ha a che fare con l’esercizio del potere: non a caso, nel linguaggio politico, militare, giuridico, si fa riferimento alla sfera di competenza all’interno della quale un funzionario, un ufficiale, o un magistrato esercita legittimamente il proprio ruolo. Continua a leggere