Ora che abbiamo visto. Profughi, migranti e mondo globale

Nessuno può dire di non avere visto. Le immagini al confine macedone e ungherese, con bambini, vecchi e disabili che seguono i binari o passano sotto al filo spinato che domani sarà un muro, si sommano a quelle dei morti sui barconi e le spiagge del Mediterraneo, agli asfissiati nei Tir in Austria, agli aggrappati agli scogli di Ventimiglia, agli assalti ai treni di Calais, ai morti nell’Eurotunnel, a quelli, persino, che hanno tentato di attraversare la Manica a nuoto, i cui cadaveri sono stati recuperati sulle coste norvegesi, portati dalle correnti. Ormai trovare un cadavere su una spiaggia, o su un terrapieno in una qualche landa ai confini dell’Europa, sta diventando una possibilità, a breve una probabilità, cui rischiamo di abituarci. E quelle immagini (su cui ragioniamo qui) hanno la stessa cruda nettezza di quelle dei campi di concentramento o delle vittime civili delle guerre. Possiamo fare ancora finta di non vedere? Possiamo continuare in un dibattito sterile su quanti migranti di qui e quanti profughi di là, su una caserma o un appartamento, in litigi estenuanti e vacui, senza occuparci davvero della questione? Continua a leggere

Discorso sul metodo. Perché quella adottata per i musei è la prassi giusta

La nomina di venti nuovi direttori di poli museali (tra cui quello delle Gallerie dell’Accademia a Venezia) – selezionati per competenze e con grande apertura agli stranieri – è importante non solo in sé (dopo tutto, riguarda solo venti persone) ma per il segnale che manda all’Italia e anche al resto del mondo: un segnale di straordinaria normalità. Continua a leggere

Morire di sballo, morire d'amore. Fragilità ed eccesso

E’ curioso – e significativo – che proprio nel tempo della vacanza, in cui si vorrebbe pensare ad altro, si sia circondati e ci si ritrovi a discutere (ovunque, incluso sotto l’ombrellone) di notizie di morte. Le morti adolescenti delle discoteche e dello sballo. Le morti degli incidenti stradali, magari anch’essi legati alla movida notturna, al tasso alcolemico o a qualche pillola sintetica. Ma anche le morti giovani di suicidi per amore: altro motivo, ma in fondo qualche legame con le precedenti. Ovvio che ne parliamo: potrebbero essere i nostri figli (o noi stessi) sia le vittime che i carnefici, sia i venditori che gli acquirenti di sostanze letali, sia gli amici che chiamano i soccorsi ma scappano di fronte alla responsabilità, che i volontari che cercano di rianimarli (ci sono anche loro), sia coloro che abbandonano il mondo sia gli abbandonati. Continua a leggere

Il senso dell'ozio

per la rubrica “Le parole del Nordest” il tema, in agosto, non poteva essere che una riflessione sul senso delle parole vacanza, riposo, ozio. Continua a leggere

Cosa fare per il turismo: rete, progettualità, comparazione

L’inserto “Corriere Imprese Nordest” questo mese è dedicato all’economia del turismo e ll’industria delle vacanze. Quello che segue è l’editoriale: Continua a leggere

Discoteche e sballo: quello che non ha senso fare

Non amo le discoteche. Nella mia vita hanno fatto il boom quando ero giovane, ma io le ho frequentate pochissimo – preferivo altro. E le poche volte che ci sono andato non mi è piaciuto un granché. Il che non mi ha impedito di incontrare lo spaccio e la morte per droga: per quello mi è bastato andare a scuola e fare politica. Ma sarebbe stato sufficiente anche solo frequentare bar più o meno blasonati della destra o della sinistra dell’epoca, distinti o popolari locali jazz o rock, centri sociali, club di tifosi, università, e anche un certo mondo del lavoro assai trendy della Milano in cui sono nato e cresciuto. E non era diverso altrove. E non è diverso in Veneto. O a Riccione. Continua a leggere

Tra Lega e Chiesa: dietro lo strappo su profughi e migranti

La lettera dei vescovi di Treviso e Vittorio Veneto sui profughi si presta a riflessioni su più livelli, che vanno al di là della polemica più o meno esplicita tra Chiesa e Lega. I vescovi in fondo fanno solo delle considerazioni di buon senso, anche pacate. Che si aprono con un richiamo al “rispetto della realtà”, a cominciare dai numeri e dalle proporzioni del fenomeno, al di là del professionale soffiar di tromboni e sparar bufale di molti. Continua a leggere

La seduzione del califfato. Il caso di Merieme

Il caso di Merieme, la 19enne marocchina di Arzergrande che ha abbandonato la famiglia per andare, forse, a combattere sotto le bandiere dell’IS, si presta ad alcune riflessioni non banali, e forse un po’ controdeduttive. Che – comunque si concludano le indagini su di lei – valgono anche per altri casi di “foreign fighters” o aspiranti tali già partiti o con la voglia di partire per il sedicente califfato. Continua a leggere

Profughi: La tempesta perfetta

La vicenda di Quinto di Treviso può essere considerata la tempesta perfetta. Solo che qui la natura non c’entra nulla: tutto accade per azione (e soprattutto per inazione) degli uomini, e i colpevoli sono tali più per omissioni che per opere, più per ignavia (degli uni) che per protervia (degli altri), più per incapacità che per volontà, più per ignoranza che per cattiveria. Ciò che non rende incolpevoli i responsabili, e innocenti coloro che la tempesta l’hanno causata. Continua a leggere

Scuola: perché riformare è difficile

Adesso che la riforma della scuola è stata approvata, possiamo trarre qualche considerazione da ciò che è successo: su quanto è avvenuto sul terreno, prima ancora che sul merito della riforma, che andrà valutata nella sua applicazione concreta. Continua a leggere