Una società malata, non cura e fa ammalare

La bella e dignitosa lettera di Roberto e Sandra Giacalone, genitori del ragazzo che si è suicidato lo scorso settembre cospargendosi di benzina a un distributore, che racconta il loro calvario di mancati aiuti da parte dei servizi sociali per quel loro figlio “difficile”, pubblicata su questo giornale, tocca un tema che non va lasciato cadere. Perché da lì emerge quale società stiamo costruendo, con quali priorità, con quali gerarchie di valori. Continua a leggere

Il narcisismo, psicopatologia della politica

La politica italiana ha fatto della contemplazione della propria immagine una religione, e del narcisismo una mistica. L’ossessione di se stessa è precisamente quello che le impedisce di guardare agli altri, al paese: e che ne fa un dato patologico, una malattia della psiche in senso proprio, per molti aspetti una devianza. Continua a leggere

Renzi, Berlusconi e la sfida al governo

Il governo ha due opposizioni: e stanno entrambe nella sua stessa maggioranza (la terza, il M5S, è assai meno temibile per le sorti del governo, la cui attività non intacca minimamente). Da un lato Berlusconi, lanciato, con la ri-nascita di Forza Italia e l’abbandono del PDL, in una sua personale versione di “ritorno al futuro”: riandare al passato. Dall’altro l’avvio delle primarie nel PD, che mostrano candidati più o meno critici con l’attuale assetto di governo. Continua a leggere

Il carcere, oltre l'indulto

Il dibattito sull’indulto (ancora presente nella società ma già finito nel ceto politico: che, come ha lanciato il tema, l’ha anche frettolosamente dimenticato) ha almeno un merito: quello di farci riflettere sul carcere, e su come esso risponde alla sua funzione. Continua a leggere

Indulto, sì: ma dopo…

Ieri, su queste pagine, il collega Giuseppe Mosconi mi ha mosso, senza nominarmi, alcune dure rampogne, per essermi espresso contro l’indulto, così come se ne parla attualmente. L’occasione mi è propizia per chiarire il mio pensiero. Continua a leggere

Il falso dibattito su amnistia e indulto

Come sempre, in Italia non si parla del merito, ma di dietrologie, di alleanze, di schieramenti.

Ci riferiamo alla proposta di amnistia e indulto. Ventilata dal presidente Napolitano come soluzione al problema del disumano sovraffollamento delle carceri. E a cui oggi, improvvisamente, sembrano tutti – o almeno tutti i sostenitori del governo – assolutamente favorevoli. Il PDL, che è sempre stato contro ogni forma di amnistia anche quando ha votato a favore, perché non si sa mai che ci si riesca a far rientrare anche qualche reato da colletti bianchi, o almeno a metterlo nel calderone di altre riforme della giustizia che gli stanno più a cuore. E il PD perché l’ha detto Napolitano, che è il garante della stabilità del governo.

Tuttavia crediamo che su questa proposta abbia ragione chi è contrario. E non sia reato di lesa maestà dirlo, anche se la fonte è il presidente della repubblica. Ecco perché appaiono oblique, e fondate più su logiche di schieramento interne al dibattito congressuale del PD che sul merito, le critiche a Matteo Renzi e ad altri, che si sono pronunciati contro tale provvedimento. Perché vengono da chi non ha fatto nulla, in passato, e non propone nulla, ora, per risolvere davvero il problema delle carceri.

L’amnistia e l’indulto non sono necessari in sé: questo lo dicono tutti. Ma lo diventano – nell’opinione di chi li propone – per risolvere il problema del sovraffollamento e la conseguente inumanità della condizione carceraria: che è un dato di lungo periodo inaccettabile, insostenibile, e che oltre tutto ci costa caro in termini di richiami e di sanzioni europee, oltre che in inciviltà diffusa.

Amnistia e indulto, inoltre, sono sempre un insulto alle vittime dei reati. La logica è la stessa dei condoni: un regalo ai furbi, che hanno violato la legge, e un insulto agli onesti, che non l’hanno fatto, e anzi al contrario sono stati vittime di chi ha compiuto dei reati, per i quali alla fine non si paga, o si paga meno. Per i condoni si è sempre detto che l’ultimo sarebbe stato l’ultimo, e così non è mai stato. Per l’amnistia lo stesso: ogni volta si dice che sarà un provvedimento ad hoc per risolvere l’emergenza, che poi non ce ne saranno più. E ogni volta ci si ricasca: e condoni e amnistie diventano alla fine un’abitudine, un abito mentale. Senza accorgersi che tali provvedimenti minano il patto sociale, e la fiducia reciproca su cui si fonda, in maniera radicale. Invece di risolvere i problemi, come al solito, si adottano provvedimenti tampone, sull’onda dell’emergenza o dell’emotività. Perché è più facile, agire così: e pazienza se è un male per la società. E se la società, così facendo, non la si riforma, ma al contrario la si fa sprofondare ulteriormente nei suoi vizi peggiori.

Se si vuole davvero risolvere il problema, invece, è più intelligente andare alla fonte, alla radice: chiudere il rubinetto che riempie le carceri, agire a monte, anziché aprire il tappo che le svuota, agendo a valle.

Vogliamo fare qualcosa di utile e rapido per ridurre la popolazione carceraria? Depenalizziamo il reato di clandestinità. Cambiamo la logica delle leggi anti-droga. Insomma, cambiamo con un articolo la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi. E qui in contraddizione ci va chi, favorevole all’amnistia e all’indulto, con Giovanardi ci governa, rendendo difficile ogni riforma in materia.

Non solo: il 40% dei detenuti si trova in carcere in attesa di giudizio. Vogliamo ragionare anche su questo? E, per esempio, sull’obbligatorietà dell’azione penale: in generale, e in particolare applicata alle leggi di cui sopra?

Ecco, se adottassimo questi provvedimenti, e poi ci dessimo seriamente da fare per riformare una giustizia ingiusta, lunghissima, incivile, che ci rende il fanalino di coda dell’Europa e, da sola, ci costa due punti di PIL, allora sì che svuoteremmo rapidamente le carceri e faremmo qualcosa di utile per la società. Migliorando ampiamente la qualità della vita sociale, anziché peggiorarla. E magari, per festeggiare, un anno di indulto, non di più, ci potrebbe anche stare, per ridurre rapidamente la popolazione carceraria. Ma se tutto questo non si fa, è indecente e controproducente parlarne.

Le leggi per detenuti e giustizia, in “Mattino” Padova, “Tribuna” Treviso, “Nuova” Venezia, “Corriere delle Alpi”, 15 ottobre 2013, p.11

Anche Amnistia e indulto, un falso dibattito, in “Messaggero Veneto”, 16 ottobre 2013, p.1

Vaghe stelle di uno strano firmamento politico

Due senatori del Movimento 5 Stelle hanno fatto il loro dovere di senatori: ovvero, hanno fatto un atto politico, cosa per la quale sono stati eletti e sono pagati. Nella fattispecie, hanno proposto un emendamento per l’abolizione del reato di clandestinità. Continua a leggere

Dopo Francesco. La debolezza della politica

L’attivismo di papa Francesco spinge a ripensare il rapporto tra la chiesa e la politica laica: soprattutto in Italia. E’ utile farlo partendo da una distinzione notoriamente artificiosa: quella tra cattolici e laici. Sapendo che laici sono anche i cattolici che non fanno parte del clero (da laos = popolo), e tra i non credenti vi sono spesso dei clericali senza fede. Intendiamo qui per laici, come nel linguaggio comune, i non appartenenti ad alcuna confessione religiosa. Continua a leggere

Fine del ventennio berlusconiano

“U turn”, inversione a U. Titolavano così le breaking news della BBC relative alla svolta di Berlusconi, passato in una mattinata dall’opposizione al governo, dalle dure critiche alle istituzioni (primo ministro e presidente della repubblica) al loro sostegno, dalla sfiducia alla fiducia. Ma è molto più di una svolta: è un tuffo nel vuoto, un doppio salto mortale carpiato con avvitamento, di cui l’ultimo a immaginare l’esito era proprio Berlusconi. Continua a leggere

E' tornata la prima repubblica

E’ tornata la prima repubblica. Nel linguaggio e nei contenuti. E’ tornata la “verifica”. E’ tornato il “logoramento”. E’ tornata l’aggettivazione roboante per vicende, in se stesse, inconcludenti: l’“indebita interferenza”, l’“atteggiamento arrogante”, l’“evoluzione inquietante”. Sono sempre lì i personalismi, le egolatrie: mentre impazzano, come d’abitudine, i retroscena implausibili, i segreti di Pulcinella, le paroline sussurrate al giornalista. Continua a leggere