Programma esame Sociologia a.a. 2014-2015

Programma dettagliato corso di Sociologia


Anno accademico 2014-2015

(sulla base dell’edizione 2012 di A. Bagnasco, M. Barbagli e A. Cavalli, “Corso di sociologia. Terza edizione”, Bologna, Il Mulino — ATTENZIONE: non più il precedente “Elementi di sociologia” dei medesimi autori, 2004, valido solo per l’esame di vecchio ordinamento da 6 crediti) Continua a leggere

L'Europa degli altri. La sfida del pluralismo religioso

conferenza al Collegio San Carlo, Modena, 19/3/2013
http://www.youtube.com/watch?v=y5nCObgG7Hg&feature=youtu.be
L\’Europa degli altri

(introduzione – video)
02 L’Europa degli altri
(audio integrale)
http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2013/03/19/news/il-pluralismo-religioso-stefano-allievi-parla-dell-europa-degli-altri-1.6729819

Renzi segretario. Parola d'ordine: accelerazione

Accelerazione. Non è la parola che ha usato Matteo Renzi, ma è quella che meglio riassume il suo discorso di insediamento come segretario, e il suo progetto sul Partito democratico e per il paese.

Accelerazione: perché non c’è più tempo, perché bisogna fare in fretta, perché niente basta più. Il paese ha bisogno di andare velocemente in una nuova direzione: cambiare verso, come recitava lo slogan di Renzi. Rapidamente: come la sua parlantina svelta, e come la battuta pronta che lo caratterizzano. Solo che non si tratta più solo di parlare: questo andava bene durante la campagna elettorale per le primarie. Adesso che è il leader del primo partito del paese, si tratta di fare. E le cose saranno evidentemente più complicate.

I primi segnali sono chiari. Bisogna fare in fretta le riforme: quella elettorale in primo luogo. Da qui il passaggio subitaneo dell’iniziativa dal senato, che l’aveva fatta finire nella palude dell’inutilità e della mancanza di iniziativa, alla camera. Il decreto sull’abolizione, per quanto parziale e a scoppio ritardato, del finanziamento ai partiti, va nella stessa direzione, come segnale mandato a un’opinione pubblica che vuole vedere azioni positive da subito. Certo, è stata voluta da Letta: ma sarebbe stata impensabile, in tempi così rapidi, senza il pungolo di Renzi. La concorrenza diventa virtuosa, in questo senso: se la corsa è a chi fa più in fretta, se il governo o il principale tra i partiti che lo sostengono, il paese non ha che da guadagnarci, visto che finora erano immobili entrambi.

La stessa elezione di Renzi a furor di popolo è un segnale di accelerazione che gli elettori hanno mandato agli eletti. Come lo è, sul piano simbolico, l’aver nominato una segreteria di men che quarantenni, e una direzione ugualmente molto giovane, entrambe con una fortissima presenza femminile: anche questo un segnale che bisogna rendere più visibili processi di emancipazione presenti nella società, ma che tra le sue classi dirigenti fanno fatica ad esprimersi. In fondo, anche aver convocato la segreteria alle sette e trenta del mattino, rompendo con i rituali di infinita lentezza della politica romana, è un segnale di accelerazione, di dinamismo, che si traduce sui contenuti: riunioni operative, rapide, con obiettivi precisi e tabelle di marcia accelerate. Anche la ritualità del modo di fare politica ne risente: e non è male, visto che si è fermata a mezzo secolo fa – e non solo a Roma.

Tutto questo però non basta. Il paese ha fretta. Perché la crisi morde, e perché non ne può più persino culturalmente della politica del rinvio, che ha caratterizzato anche il primo periodo del governo delle larghe intese, paralizzato come era dai litigi nella propria maggioranza. Adesso che, con l’uscita di scena di Berlusconi, la conflittualità interna è scesa, l’azionista di maggioranza del governo, il PD, potrà servire da stimolo, come si è visto. Ma non basta.

Renzi, nel suo discorso, ha puntellato le iniziative che ha promesso – da quelle, molto attese, sul lavoro a quelle sull’Europa e sulla cultura, oltre quelle sulle riforme istituzionali – di scadenze immediate: “nelle prossime settimane”, non mesi. Perché sa che l’elettorato che si è mosso così numeroso per portarlo sul ponte di comando, non gli ha firmato una cambiale in bianco, ma un mandato a termine: e con un termine assai breve. La politica è stata ferma, ma la società è matura per il cambiamento, e anzi lo richiede e cerca di imporlo: ieri votando Grillo, oggi sostenendo Renzi, domani forse, se non vedrà segnali chiari, allargando in direzioni oggi imprevedibili il movimento di protesta. Ecco perché l’accelerazione diventa una categoria politica Perché, come diceva Lord Keynes – e oggi ne abbiamo una consapevolezza assai più palpabile e urgente – “nel lungo periodo saremo tutti morti”.

Parola d’ordine: accelerazione, in “Il Piccolo”, 17 dicembre 2013, p.1

Piazze, proteste, forconi e illusioni

La stampa fa il suo mestiere: per cui un pacifico presidio di qualche dozzina o centinaia di persone su un marciapiede diventa un blocco stradale, una manifestazione diventa una città paralizzata, il traffico brevemente interrotto in una via diventa un centro storico bloccato, e uno sciopero di pochi, e in alcune città, diventa l’Italia in ginocchio. Continua a leggere

Valanga Renzi: cosa cambia per PD e governo

I partiti dovrebbero avere maggiore fiducia nei propri elettori: loro, il paese lo vogliono salvare. E’ per questo che hanno affollato i seggi per poter esprimere il loro voto alle primarie, dando ancora una volta una lezione di democrazia alle persone per cui hanno votato. Continua a leggere

Le primarie di oggi e il destino del paese

E’ raro che le vicende interne di un partito possano appassionare, o lasciare intravedere segnali di cambiamento di interesse generale. Di solito si tratta di rituali stantii, spesso con un risultato già preordinato, non rilevanti per la vita del paese: che servono a sancire la geografia delle nomenclature, non certo a individuare direzioni di marcia alternative.

Le primarie del Partito Democratico, che si svolgeranno oggi, costituiscono una significativa eccezione. Paradossalmente, forse più all’esterno che all’interno del partito. Continua a leggere

Un circolo virtuoso per la politica italiana?

E’ possibile immaginare l’innescarsi di un circolo virtuoso, che riguardi anche la politica di questo paese? Forse sì. Chi ha seguito e analizzato il dibattito politico di questi anni – immobile per troppo tempo – è comprensibilmente incline al pessimismo. Il rischio che cambi solo qualcosa, di facciata, in modo che non cambi nulla di sostanziale, è sempre dietro l’angolo. Tuttavia alcuni elementi sembrano spingere in una direzione diversa: che il paese desidera da tempo, ma non osa quasi nemmeno più immaginare, rassegnato come è alla rassegnazione.

Il primo è evidentemente la fine del ciclo berlusconiano, sancita simbolicamente dalla sua decadenza da senatore. Berlusconi resterà un attore politico importante: ma il suo declino come leader carismatico, e ancora di più come simbolo e coagulo di un potenziale cambiamento di sistema – in sostanza, come figura innovatrice – è comunque evidente. Continuerà a occupare uno spazio politico, in posizione di autoconservazione: ma il suo orizzonte, oggi, è quello della difesa di uno spazio elettorale, non quello del cambiamento del paese. E il suo slancio riformatore, è in crisi evidente. Il declino potrà non essere immediato, e lento quanto basta per garantirgli un ruolo non marginale, ma la sua direzione è segnata.

Il secondo è l’inizio di un ciclo politico diverso all’interno del Partito Democratico: con l’ascesa al vertice di una nuova generazione, con una spinta riformatrice marcatamente accentuata, e uno stile politico differente. Incarnata non solo da Matteo Renzi, il probabile vincitore delle primarie dell’8 dicembre, ma da tutti i contendenti, e da una buona parte dei loro sostenitori più convinti. Convinti, per l’appunto, di voler innescare un nuovo ciclo politico. Le nuove leve della politica di centro-sinistra non si accontenteranno di qualche spazio negli organigrammi, ma chiederanno molto di più anche all’azione di governo, delineando un profilo riformatore che è nella logica stessa della concorrenza tra leadership alternative. E questo non potrà che portare a dinamiche di cambiamento comunque in discontinuità con il passato.

Il terzo elemento è legato alle divisioni all’interno del campo ex-berlusconiano, che hanno portato alla nascita di una nuova formazione politica di centro-destra che continuerà a sostenere il governo. Il suo profilo non è certamente innovatore, ponendosi piuttosto in una logica di continuità di contenuti – e di continuismo di metodo – rispetto al passato. Ma la concorrenza interna al campo del centro-destra, la necessità di caratterizzarsi in maniera diversa rispetto ai fedelissimi del leader decaduto (largamente maggioritari in parlamento, e ormai all’opposizione), il desiderio di continuare a governare, porteranno comunque a una concorrenza costruttiva, in qualche modo simile a quella prodotta nel campo avverso dalla corsa per le primarie, consentendo di scegliere tra agende politiche alternative e modelli diversi di partito.

Il quarto elemento sta nell’azione di governo. Non più bloccato dai veti incrociati dei partiti che lo sostenevano fino ad ora, quasi tutti di carattere ideologico e legati a bandiere simboliche e identitarie (come nel caso, paradigmatico, dell’Imu), e obbligato dal capo dello stato a chiedere una nuova fiducia alle camere, sulla base di un’intesa programmatica diversa, potrà caratterizzare il proprio profilo pragmatico, con un più accentuato indirizzo riformatore, e maggiore libertà di perseguirlo.

Se i primi due elementi – la fine del ciclo berlusconiano e l’inizio di un nuovo ciclo politico nel PD, che resta il primo partito nel paese – sono delle tendenze in qualche modo segnate, gli ultimi due – la nascita di un nuovo centro-destra e un profilo governativo più di attacco – sono solo delle ipotesi, e delle speranze: che oggi come non mai, tuttavia, vivono le condizioni maggiormente favorevoli per manifestarsi. Se accadrà, il circolo virtuoso potrà innescarsi subito. Altrimenti occorrerà aspettare le prossime elezioni: in questo caso certamente più vicine.

L’Italia può aprire un circolo virtuoso, in “Messaggero veneto”, 2 dicembre 2013, p.1

Novità interessanti in politica, in “Mattino” Padova, “Tribuna” Treviso, “Nuova” Venezia, “Corriere delle Alpi”, 2 dicembre 2013, p.1