L’altro ieri, su questo giornale, in due sole pagine si trovavano tre notizie differenti concernenti l’islam in Veneto: la chiusura del padiglione islandese alla biennale, che di una chiesa aveva fatto una moschea; l’apertura di un albergo halal – che rispetta le norme alimentari e di costume islamiche – ad Abano; l’espulsione dal Nordest di due supposti simpatizzanti dell’Isis. Notizie diverse, che mostrano alcuni dei molti volti dell’islam: quello dell’integrazione sostanziale, e quello della percezione conflittuale; quello della normalizzazione e dell’accoglienza, e addirittura dell’occasione di business, e quello dell’eccezionalismo, del sospetto, del fanatismo. Eppure fanno parte della medesima tendenza globale: quella che porta le culture, e le religioni, a mischiarsi sempre di più, perché così come si muovono, sempre più spesso e più velocemente, informazioni, merci e denaro, così si muovono anche – con qualche barriera in più – le persone, e le culture e religioni di cui sono portatrici. Non sta per accadere: è già accaduto. Solo che se di alcune conseguenze abbiamo cominciato a prendere atto da tempo, di altre stentiamo a renderci conto, o semplicemente non vogliamo. Continua a leggere