Il burkini come metafora – recensione "La verità"
Recensione “La verità”, 15 giugno 2017, p.10
burkini recensione “La verità” PDF (qui)
Recensione “La verità”, 15 giugno 2017, p.10
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A Padova con il primo turno delle elezioni amministrative, e comunque vada il ballottaggio, è finito un ciclo politico. Per il crollo dei votanti, innanzitutto: passati dal 70 e rotti per cento del 2014 al 61 e rotti di oggi (e se si calcola che nel 2014, tra il primo e il secondo turno, il calo fu di dieci punti percentuali, si rischia di arrivare, al ballottaggio, a poco più della maggioranza assoluta dei votanti). E per il crollo dei partiti: quelli di destra fanno in tutto il 12 e qualcosa per cento; meno del Partito Democratico da solo, che firma tuttavia la sua Caporetto, con una percentuale poco sopra le metà rispetto al 2014. Anche il Movimento 5 Stelle perde oltre un terzo dei suoi già pochi voti (il traino del marchio, da solo, non basta – serve anche il prodotto, che a Padova, con tutta evidenza, non c’era). In totale, insomma, i partiti presenti in parlamento totalizzano meno di un terzo dei consensi: e ne rappresentano ancora meno, a giudicare dai candidati – che, salvo Bitonci (e Borile), non hanno alcun ruolo partitico. Continua a leggere
“Il Califfato, tra utopia e apocalisse”
Video dell’incontro tenuto al Festival Vicino/Lontano di Udine il 12 maggio 2017, introdotto e condotto da Stefano Allievi, con la partecipazione del sociologo e analista Alessandro Orsini e della giornalista e inviata del Corriere della Sera Marta Serafini.
Un’ora e mezzo di analisi e riflessioni su un tema su cui prevalgono gli approcci ideologici e le reazioni emotive: comprensibili, ma che spesso non aiutano a comprendere.
Appena ieri erano i vaccini, oggi è l’omeopatia, domani sarà qualcos’altro. Non è finita qui, infatti, e ci aspettano altre guerre di religione sul tema della salute. E forse non è un caso: la salute (del corpo) e la salvezza (dell’anima), nel nostro immaginario e nella nostra tradizione, sono così intrinsecamente collegate, anche se non vogliamo ammetterlo, che alla radice sono la stessa cosa – non a caso il latino conosce una sola parola, salus, per significarle entrambe. Continua a leggere
Ieri sera, guardando la TV, mia moglie ed io cercavamo di spiegare a nostro figlio Alessandro, 11 anni, la strage di Capaci, Falcone e Borsellino, che cos’è un eroe civile, e che cos’è, da dove viene, la violenza che li ha abbattuti, insieme ad altri servitori dello stato, che li proteggevano.
Ne parlavamo, avevamo le parole per dirlo: e lui capiva.
Stasera faremo più fatica a dare un senso alle nostre parole. A spiegare perché, come, bambini poco più grandi di lui sono morti, uccisi da una violenza senza senso, senza interessi da proteggere, nemmeno loschi, senza ragioni, nemmeno malvagie.
Mi direte che tutti i giorni, in Siria, in Iraq, in posti ancora più lontani dall’Europa, muoiono bambini, e adulti, nella stessa maniera insensata, vittime di armi simili, di comportamenti simili, di violenza simile. E avrete ragione.
Mi direte che tutti i giorni, ovunque nel mondo, bambini, e adulti, muoiono di fame, di un lavoro troppo più grande di loro, di fatica, di cattiveria, di tortura. E avrete ragione.
Mi direte che da noi, nel silenzio, senza sufficiente emozione, per molti anni, e ancora oggi, bambini, e adulti, morivano e muoiono per la violenza delle mafie, nelle strade delle camorre, nelle vendette trasversali delle ’ndrine. E avrete ragione.
Mi direte che anche noi abbiamo vissuto violenze e stragi terroristiche insensate, che colpivano innocenti. Tutti i giorni, rientrando da scuola, passavo per piazza Fontana. Altri saranno stati nei paraggi di piazza della Loggia, della stazione di Bologna, su un treno che faceva lo stesso percorso dell’Italicus, o magari su un volo che passava nei cieli di Ustica. E avrete ragione.
Mi direte che in fondo si muore senza ragione, a tutte le età, nelle strade, nei pronto soccorso, nei reparti dei malati terminali, peggio se pediatrici, e anche lì è difficile spiegare, anche lì non ci sono ragioni. Perché lui, perché non io, perché suo figlio, perché non mio figlio. E avrete ragione.
Mi direte tutto questo. E vi darò ragione. Eppure oggi, anche io, che di queste cose mi occupo, da anni, cercando di spiegare a mio figlio, farò fatica a trovare le parole.
Le parole che non troverò, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 24 maggio 2017, editoriale, p.1
Una sentenza della Cassazione ha vietato l’utilizzo del Kirpan, un pugnale portato alla cintura dai sikh come simbolo di lotta contro l’ingiustizia. Il Kirpan è considerato dai sikh un simbolo e un obbligo religioso, parte delle 5 K della religione sikh: le altre sono Kesh, i capelli lunghi raccolti in un turbante portato obbligatoriamente dagli uomini, Kangha, il pettine di legno per raccogliere i capelli in modo ordinato, a differenza della crescita libera e disordinata degli asceti induisti, Kara, un braccialetto di ferro che rappresenta il controllo morale nelle azioni e il ricordo costante di Dio, e Kacha, delle sottovesti di tipo allungato simbolo di autocontrollo e di castità. Continua a leggere
Di fronte all’aumento degli sbarchi, e alla difficoltà evidente di gestire il fenomeno, è partita una dura polemica sul ruolo delle organizzazioni non governative che salvano i migranti in mare. Ma forse è il caso di fare un passo indietro e allargare lo sguardo: perché su questo tema nessuno, ma proprio nessuno, è innocente. E le conseguenze di quanto accade al largo delle coste libiche riguardano tutti, dato che ricadono, alla fine, sui territori. Continua a leggere
In anteprima sull’uscita in libreria, che avverrà il 18 maggio, la prima recensione…
corriere del veneto, 12 maggio 2017
E’ autore di oltre un centinaio di pubblicazioni in vari paesi e di numerosi articoli e interviste su dibattiti di attualità. Suoi testi sono stati tradotti in varie lingue europee, in arabo e in turco.