La notizia è in sé – purtroppo – banale. Un fatto di cronaca come tanti: un automobilista che investe e ferisce gravemente dei pedoni. Aggiungiamoci qualche aggravante: l’automobilista investitore era palesemente ubriaco, e stava scappando da un posto di blocco; e gli investiti erano una famiglia che si stava mangiando un gelato – il ferito più grave è un bimbo di pochi mesi, sbalzato dal suo passeggino e finito violentemente a terra (mentre scriviamo, sappiamo solo che gli è già stata amputata una gamba, e del resto non si sa). Infine, i dettagli di contorno, che rendono la notizia più morbosamente accattivante: nazionalità e caratteristiche di investitore ed investiti – che è quello che veramente ci interessa. Perché, ammettiamolo, ormai le cose funzionano così: che mezza Italia, o forse un po’ di più, di fronte a una notizia come questa, spera che l’investitore sia straniero, per poter legittimare la propria rabbia o il proprio schietto odio nei confronti degli immigrati; e l’altra metà, o forse un po’ di meno, spera che non lo sia, per evitare che il fatto diventi l’ennesimo episodio di una campagna anti-immigrati già anche troppo aperta ed esplicita. Nel caso di specie c’è un ulteriore piccante dettaglio: l’investitore non solo è italiano, ma è un militante venetista, un po’ xenofobo e sostenitore di politici xenofobi quanto è opportuno in quegli ambienti; e gli investiti sono una famiglia di pacifici immigrati albanesi ben integrati. Ciò che ha consentito a una parte della seconda metà scarsa di italiani di stigmatizzare e in qualche modo di godere dell’inaspettato rovesciamento di prospettiva rispetto alla narrazione anti-immigrati dominante. Continua a leggere