La bolla inutile dell’antirazzismo da social

Apro facebook a caso. Trovo per primo questo commento: https://www.facebook.com/martino.ghielmi/posts/10156984759395102?__tn__=K-R
Del merito non mi frega un granché (mai fatto né guardato una maratona: con lo sport ho più o meno il rapporto che ne aveva Churchill, che – ultraottantenne – attribuiva il suo eccellente stato di salute mentale al fatto di non averlo mai praticato): ma capisco che c’è sotto l’ennesima storia di razzismo o presunto tale, e me lo leggo. Mi sembra convincente.
Per coincidenza (ma soprattutto per il fatto che i social sono così concepiti: si parla tutti dello stesso argomento per un’oretta, poi si contano i like e si passa al post successivo, di tutti sullo stesso – altro – argomento; collaboro anch’io all’inquinamento mediatico, in questo come in altri casi), il post immediatamente successivo sono venti condivisioni indignate e strepitanti di miei conoscenti a questa veemente denuncia di razzismo: https://www.globalist.it/news/2019/04/26/a-trieste-si-inaugura-la-maratona-razziale-non-potranno-gareggiare-atleti-africani-2040612.html?fbclid=IwAR1W87iHioicqdgNTXzzXHD95U2_DQJDZ0iuy57lvTps_37a1DcPc6gMCVs
Credo che si sappia cosa faccio e cosa penso in tema di immigrazione. Ho trent’anni abbondanti di lavoro alle spalle sul tema, e una qualche legittimità a parlarne. Ho visto il razzismo. E ho visto la mala fede, ho visto l’ipocrisia, ho visto come si mischiano. Ma guardo anche altrove. E vedo…
La dico semplice: provo una certa stanchezza, e un profondo senso di inutilità, per questo circo. Che so già dove porta. A ulteriori consensi a chi non ci piace.