Cloe, l'Assessore Donazzan, e il sottoscritto
Ieri ho scritto un articolo sul caso di Cloe, il professore di un istituto di San Donà che si è presentato a scuola vestito da donna. L’articolo si trova qui: e in esso ci sono alcune osservazioni sul merito, e alcune critiche alla gestione del caso da parte dell’Assessore Donazzan (peraltro l’ultimo paragrafo, quello più critico, non è stato all’ultimo inserito per assoluta mancanza di spazio). Nonostante ciò l’Assessore si è, legittimamente, arrabbiata. E ha scritto la risposta che segue:
No al pensiero unico, io continuo a lottare
Gentile professor Stefano Allievi, non la conosco, come lei non conosce me. Ma la leggo, come lei legge me. Conosco straordinari ed umili professori universitari, lungi da me generalizzare, ma ho la sensazione che dal suo pulpito, sia esso uno scranno di un’aula universitaria o un contributo sulla stampa, non riesca a fare a meno di pontificare e non riesca ad esimersi dal giudizio sugli altri, su di me in particolare. Ho altresì la sensazione che lei liquidi con sufficienza le altrui idee e posizioni proprio dall’alto di quel suo scranno universitario, anteponendo alla dialettica il prurito che prova e che non riesce a nascondere per coloro che hanno idee politiche distinte e distanti dalle sue. Insomma, per me. Nonostante lei, nei fatti, mia abbia dato abbondantemente ragione sulla vicenda del professor Bianco, in merito a «narcisismo» ed «esibizionismo». Ho chiesto al direttore di concedermi lo spazio di una replica ma non voglio che questa cortesia sia relegata a uno scambio tra me e lei.
Lei ha voluto usare le pagine di questo prestigioso giornale e quindi io sono costretta a fare altrettanto, quando avrei voluto che il tema da affrontare fosse semplicemente quello di un professore che entra in una classe di quattordicenni vestito da donna. Lei avrebbe potuto, anche in qualità di eminente professore universitario, argomentare intorno al ruolo del docente, su modelli e stili comportamentali, sul diritto individuale del professor Bianco e sul diritto collettivo degli studenti, e invece ha voluto ergersi a giudice. E ieri, dalle pagine del Corriere del Veneto, ad essere imputata dal suo giudizio sono stata io. La mia colpa, aver sollevato il caso di Luca Bianco, altrimenti chiamato Cloe. No, non finisce qui: la mia colpa è anche quella di fare politica a destra da sempre e di aver sempre lottato politicamente e istituzionalmente a difesa delle radici cristiane e delle nostre tradizioni. Colpe, queste, difficilmente espiabili dal «codice» del pensiero unico. Touché. Ne prendo atto. Con un filo di ironia. Anche se, di ironia, non se ne dovrebbe proprio fare. Perché quando ho cominciato ad appassionarmi di politica mai avrei pensato di trovarmi costretta a difendere la famiglia, il presepe, le nostre tradizioni, la nostra civiltà da derive relativiste e nichiliste. Dove tutto e il contrario di tutto è concesso. Anche nelle scuole. E, ogniqualvolta sarà necessario, per i miei valori continuerò a lottare. Con buona pace del pensiero illuminato e dei giudizi personali, anche suoi.
Elena Donazzan Assessore Regionale
Quello che si evince dalla sua presa di posizione è, a mio parere, la difficoltà a distinguere ruolo politico e ruolo istituzionale, desiderio di manifestare le proprie opinioni (legittime, e criticabili, come quelle di tutti – farlo, peraltro, è compito fondamentale di un giornale) e dovere di rappresentare istituzioni che sono di tutti, al di là delle differenze di opinione. E, ancora una volta, il desiderio di passare da tutrice della difesa di valori tradizionali (peraltro intesi in una maniera molto specifica, non condivisa da altri che si ispirano ai medesimi valori, figuriamoci da quelli che si ispirano a valori diversi – nonostante l’enfasi sulla parola ‘nostri’: che come sempre finisce per voler dire ‘di qualcuno’, in questo caso di chi ha il potere), anziché come garante della laicità delle istituzioni e delle diversità presenti nella società.
Di seguito, comunque, la mia stringatissima risposta:
Gentile Assessore,
la ringrazio per l’attenzione che ha voluto dare al mio articolo di ieri: in cui non contesto affatto le sue posizioni politiche sul presepe, sul gender o sull’islam. All’opposto, quello che ho contestato è che promuoverle faccia parte dei suoi compiti istituzionali di Assessore.
Come ha gentilmente evidenziato, ho colto gli aspetti problematici del «caso Cloe». Le istituzioni scolastiche, di cui va salvaguardata l’autonomia, li stanno analizzando, ponendosi in posizione di ascolto e di riflessione collettiva. Forse dovrebbe essere la posizione di tutte le istituzioni. Anticipare il giudizio, personalizzarlo, anche nei confronti di chi pone osservazioni critiche, e alimentare il clima da scontro ideologico, non aiuta a risolvere i problemi: semmai ne crea di ulteriori. Questo era il tema dell’intervento di ieri, e non altri.
Con cordialità e rispetto istituzionale.
Stefano Allievi
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- Sabato 5 Dicembre, 2015
- CORRIERE DEL VENETO – PADOVA
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