La casa di vacanza, o seconda casa, è un tòpos classico del neo-acquisito benessere. Bene-rifugio per eccellenza (dopo la prima casa, ovviamente), ha accompagnato tutti i piccoli e grandi boom economici della nostra storia. La villeggiatura – dopo essere stata a lungo un privilegio aristocratico e alto-borghese (i periodi passati in villa, appunto) – si è per così dire democratizzata, divenendo (in Italia: non allo stesso modo in altri paesi sviluppati) il rituale classico della ricomposizione familiare, il luogo dei suoi svaghi, della felicità (almeno tentata, alla peggio, recitata), delle sue noie, anche. Non a caso l’Italia è stata ed è tuttora uno dei paesi con il più alto numero di seconde case: che rappresentano, insieme alle prime, parte quasi sempre preponderante della ricchezza familiare – e, spesso, un investimento sbagliato, o almeno molto sotto-utilizzato. Fenomeno tipico soprattutto – in Europa – dei paesi meridionali, vede l’Italia, secondo stime diffuse, ai primi posti, con una percentuale superiore al 15% (è oltre il 30% in Grecia, ma solo poco più del 5% in Germania e in Olanda): il che significa che oltre un italiano su sei è proprietario di una seconda casa. Continua a leggere