La lezione di Zanardi all’Italia

La fotografia – bellissima – di Alex Zanardi che solleva la sua handbike in segno di vittoria, resterà tra le icone più significative di questi anni. E uno dei pochi segni di speranza di questo momento di crisi economica e di depressione sociale e civile.
Non sto esagerando. Noi, anche sulla stampa, tendiamo a prestare attenzione soprattutto alle lotte di potere tra leader politici, alle questioni economiche, alle guerre: ma questo è ciò che emerge alla superficie. Paragonandola al mare, lo storico Braudel chiamava la storia delle battaglie, e delle dinastie in lotta, la schiuma dei giorni; mentre i cambiamenti più importanti avvengono nelle correnti più profonde (la storia dei prodotti agricoli, delle migrazioni, o dei cambiamenti climatici, secondo il livello di profondità). Bene: nella nostra società, certo, c’è la crisi economica, le elezioni in arrivo, le beghe di potere; ma ci sono anche cambiamenti lunghi, in corso, che percepiamo meno. Le paralimpiadi ce ne mostrano uno, assai significativo, e per una volta positivo.
Continua a leggere

La sfida del sindaco di Firenze

Con la sfida di Matteo Renzi la questione delle primarie, da discussione astratta e un po’ asettica, diventa una partita concreta e reale: un duello, con quell’elemento di passione e di gusto per la partecipazione che la politica può dare.
Certo, è una partita problematica, e per certi aspetti surreale: non se ne conoscono ancora le regole e, date le incertezze sul prossimo sistema elettorale, nemmeno la coalizione di riferimento. C’è quindi un elemento di coraggio un po’ guascone nel decidere di rompere gli indugi e scendere in campo, con il rischio che chi deciderà le regole lo faccia a uso e consumo del proprio candidato di riferimento. Ma la partita è decisiva, anche per il futuro dello schieramento riformatore.
Continua a leggere

Il partito dei cattolici?

Il mondo cattolico è in fermento, pare. Il tormentone politico dell’estate, nella scarsità di notizie del ferragosto, sembra ruotare intorno al seguente interrogativo: ci sarà un nuovo partito dei cattolici? Ed effettivamente c’è un nuovo e positivo interrogarsi sul ruolo che possono avere i cattolici nel rinnovamento della politica e nella trasformazione della società. Qualche distinguo tuttavia è d’obbligo.
Continua a leggere

Il caso Dalla e le coppie senza diritti

Il caso Dalla e le coppie senza diritti, in “Mattino Padova”, 6 luglio 2012
Il caso di Lucio Dalla e del suo convivente Marco Alemanno – che, non riconosciuto come erede legittimo, resterà privo di qualunque tutela – è solo l’ultimo della serie: quello riguardante persone note che ci consente di parlare delle assai più numerose persone ignote nella stessa situazione, il fatto di cronaca che ci consente di parlare della storia. E la storia è semplice: i modelli familiari si sono pluralizzati, né sono del resto mai stati univoci. Non esiste più, e da tempo, un solo modello di famiglia. E il modello ufficialmente dominante è cambiato radicalmente.
La famiglia in passato era luogo di produzione oltre che di riproduzione; negli ultimi decenni – salvo per poche famiglie contadine e artigiane – non era rimasta che questa seconda funzione: oggi nemmeno più questa può essere considerata funzione irrinunciabile ed esclusiva della famiglia. Si è spezzato infatti il legame ineluttabile tra matrimonio e procreazione: si può procreare – e lo si fa sempre più spesso – al di fuori del matrimonio, anche in forme inusuali oggi consentite dalle tecnologie legate alla fecondazione, e si può fare famiglia senza procreare, come testimonia il crescere del numero di coppie infeconde per scelta, anche regolarmente sposate. Ma c’è molto di più.
La maggior parte dei matrimoni finisce già oggi, nei paesi occidentali, per separazione o divorzio, anziché per morte di uno dei contraenti, come in passato. E i secondi matrimoni durano meno dei primi. L’età del matrimonio si alza di continuo, separandosi sempre più dall’età del primo rapporto sessuale, e aumenta il numero di partner e di esperienze tra l’uno e l’altro. L’età del primo figlio si eleva, mentre diminuisce il numero di figli per coppia, di cui l’Italia, paese cattolico (e questo la dice lunga sul significato di etichette usate con troppa leggerezza), detiene il record negativo mondiale. Il numero di coppie dette irregolari, eterosessuali o omosessuali che siano, è in crescita costante, e giustamente la legge oggi equipara i diritti dei figli nati fuori dal matrimonio – anch’essi sempre più numerosi – a quelli nati al loro interno, rompendo con l’iniqua discriminazione del passato. Rischiamo di diventare una società di figli unici, e i single (pre- o post-matrimonio, tra un matrimonio e l’altro, o per scelta) sono già oggi la maggioranza della popolazione delle grandi città. Insomma, il discorso pubblico sulla famiglia parla ancora di modello familiare, al singolare, mentre la maggior parte di noi lo vive al plurale, sperimentando, nelle esperienze altrui o nelle proprie, modelli diversi: figli di una coppia regolarmente sposata, che poi divorzia, riformandosi altrove con altri figli e nuovi legami, poi in età adulta single, poi conviventi, anche più di una volta, poi sposati, con o senza figli, poi separati, di nuovo single, risposati…
Di fronte a un tale mutamento, che al contrario di quel che molti credono non è affatto recente, viene da lontano, ed è una tendenza lunga e irreversibile di società a loro volta plurali, è cieco e sordo – o, per stare in metafore familiari, sterile e infecondo – il silenzio e il ritardo della politica nell’estendere, come si è fatto con i figli, i diritti degli uomini e delle donne, qualche volta anche padri e madri, che vivono al di fuori del matrimonio. Non si tratta di mettere tutto sullo stesso piano, di relativizzare alcunché, tanto meno di demolire la famiglia detta tradizionale. Si tratta di garantire dei diritti fondamentali di dignità alla libera scelta di sempre più persone; e nello stesso tempo – questa sarebbe la scommessa che dovrebbero giocare i sostenitori del modello familiare classico – di sostenere davvero, con politiche attive, la famiglia come risorsa sociale irrinunciabile di creazione di società, come strumento fondamentale della sua riproduzione.
Se in questo Paese la famiglia, invece di essere lo strumento retorico di un repertorio ideologico da agitare senza affrontarne davvero i problemi, fosse considerata sul serio una risorsa, diremmo sì ai diritti delle coppie di fatto e sì a politiche attive a sostegno delle famiglie. E su questi temi troveremmo un’inedita unità tra sostenitori dei diritti di tutti – la maggioranza, anche in campo cattolico, a dispetto delle posizioni ecclesiali e della politica che in esse si riconosce senza crederci – e sostenitori della famiglia come bene comune.

Primarie ma senza le regole

Bersani dice – ed è un passo avanti importante – che per eleggere il leader dello schieramento di centrosinistra si faranno le primarie, ovvero non sarà automaticamente lui. Il problema è che non ci sono ancora le regole. È un po’ come se la squadra più forte annunciasse un nuovo campionato, cui possono partecipare anche squadre delle serie minori, ma dicendo che le regole le scriverà, più avanti, la squadra più forte. E che tutto l’apparato tecnico di funzionamento del campionato lavorerà per la squadra più forte. Chiaro che c’è un problema.
Continua a leggere

Ora le persone contano più dei partiti

Le analisi del voto basate sulle percentuali e sui flussi di votanti dall’uno all’altro partito non colgono alcuni aspetti essenziali.
Il primo, indicatoci dai voti assoluti, è che, a causa della diminuita partecipazione elettorale e dell’aumento dell’astensionismo, di fatto, salvo i partiti che in passato non esistevano (come il Movimento 5 stelle di Grillo), non ha vinto nessuno: tutti hanno perso voti. In maniera molto più consistente nel centrodestra, con il tracollo di Pdl e Lega, e in misura minore nel centrosinistra.
Continua a leggere

Cosa dicono Francia e Grecia

L’impatto del risultato elettorale francese sulla politica italiana sarà decisivo su almeno tre livelli. Il primo riguarda il governo. Anche se le affinità ideologiche tra Hollande e Monti sono scarse (socialista il primo, liberale il secondo), il progetto politico molto differenziato (di lungo periodo il primo, di breve termine il secondo), e diverso è il loro stesso percorso (politico il primo, tecnocratico il secondo), il risultato elettorale francese rafforzerà il disegno e il governo di Monti per due ragioni importanti. La prima è che in comune hanno entrambi una grande enfasi sul cambiamento, e sulla urgenza e la radicalità del medesimo (anche se lo vedono certamente in maniera diversa, e soprattutto da condizioni di partenza dei due paesi diversissime). La seconda riguarda l’impatto che la vittoria di Hollande avrà sul rapporto con la Germania e con l’Europa: si spezza l’asse Sarkozy-Merkel, e si apre una stagione di maggiore iniziativa europea contro la crisi, e di rafforzamento della stessa idea di Europa (politica, non solo monetaria), che rafforzerà il ruolo di Monti, con cui c’è una comune visione su alcune misure strategiche importanti (ad esempio sugli Eurobond) cui l’asse franco-tedesco era stato finora contrario.
Continua a leggere

Auditorium e il futuro di Padova

Il mio intervento all’iniziativa “Oltreauditorium. Quale città?” organizzato dal gruppo Prossima Padova.

Partiti estranei al paese

Torna la politica, si ritirano i partiti. Sembra un paradosso, ma non lo è. Da un lato i partiti si mostrano sempre più incapaci di canalizzare la domanda politica, che è uno dei loro ruoli principali, insieme a quello della rappresentanza e della selezione delle classi dirigenti. Dall’altro, i cittadini sembrano voler partecipare, proporre idee, e anche autoselezionarsi come leadership potenziale, sempre di più. Lo dimostrano tanti esempi di questi giorni.
Continua a leggere

Il disgusto non ci dà una politica

La politica può dare il disgusto; ma il disgusto, da solo, non può dare una politica. Sta tutto qui il paradosso di quella che oggi si chiama antipolitica, ma che tale non è: dovremmo chiamarla antipartitica, antioligarchica, semmai.
L’indignazione, la protesta, il rifiuto di andare avanti come prima, non sono un vicolo cieco. Sono, al contrario, un eccellente punto di partenza: nel privato, nel sociale, come in politica. Il problema è come proseguire, come andare oltre.
Continua a leggere