Scuola e vaccini: e quello che manca

La categoria degli insegnanti si è già vaccinata in gran parte, quasi all’85%, pur con percentuali fortemente differenziate tra regioni (e polemiche sulle modalità di raccolta dei dati, che spesso non coincidono con quelli regionali): ai primi di agosto in Sicilia i non vaccinati risultavano essere il 43%, e il 37% a Bolzano, mentre sarebbero zero in Friuli e Campania – a testimonianza del fatto che non si tratta di una divisione tra Nord e Sud – con il Veneto che si colloca in alta classifica ma con margini da recuperare, con l’11% di mancanti all’appello. Gli studenti medi e superiori hanno cominciato a vaccinarsi appena hanno potuto, su base volontaria, nonostante non siano nemmeno maggiorenni. L’università, per il tramite della conferenza dei rettori, ha per prima esplicitamente richiesto il green pass obbligatorio per i docenti, il personale tecnico-amministrativo, e pure gli studenti, in questo caso maggiorenni. Con la serissima motivazione che un’istituzione che si basa su presupposti di scientificità non può consentire margini di ambiguità di fronte alla circolazione di posizioni non o anti-scientifiche: e scientificamente ci sono ottimi motivi (foss’anche solo probabilistici e statistici) per sostenere la ragionevolezza di una campagna di vaccinazione di massa, in modo da favorire la didattica in presenza.

C’è poi una motivazione che riguarda tutto il mondo dell’istruzione: che nasce per migliorare il livello di consapevolezza dell’intera nazione, aiutandola a raggiungere livelli sempre più alti di conoscenza. Deve dunque dare l’esempio, e non può permettersi di lasciare alla vaghezza di arbitrarie scelte individuali, dalle motivazioni spesso labili se non inconsistenti, ciò che riguarda il benessere sociale: in particolare dovendo garantire il diritto costituzionalmente statuito all’istruzione. In questo senso non vediamo differenze di merito con il personale sanitario, e semmai vorremmo che tale dibattito (e tale obbligo sostanziale) si allargasse dagli insegnanti ad altri servitori dello stato, pure essi erogatori di servizi pubblici essenziali – dai magistrati agli addetti al trasporto pubblico – di cui invece poco si parla.

Legittimare coloro che non si vogliono vaccinare per tutelare la propria salute individuale – da rischi peraltro largamente immaginari (e che sarebbero molto maggiori senza il vaccino) – significa implicitamente sottovalutare o peggio svilire l’impegno altruistico e civile di chi, pur correndo i medesimi (e peraltro ridottissimi) rischi, si è vaccinato in nome della salute pubblica, e in particolare dei più fragili e di chi non può farlo, che nella scuola sono in primo luogo gli studenti. In questo quadro anche la garanzia di tamponi gratuiti per il personale scolastico non vaccinato (ad oggi, oltre duecentomila persone), richiesta dai sindacati ma impedita da una ferma reazione dei presidi e da una sollevazione corale innanzitutto degli insegnanti vaccinati, sarebbe stata una inaccettabile presa in giro, che speriamo non si cerchi di aggirare con la scusa dei non vaccinabili. Anche perché sarebbe un sovraccarico di costi ingiustificato (una decina di tamponi al mese per ogni non vaccinato) in un settore che ha ben altri problemi e bisogni e necessità di spesa, e a fronte di un vaccino disponibile gratuitamente.

Non si tratta di una punizione, ma di un elementare principio di uguaglianza: anche di fronte alle responsabilità. E quello alla non vaccinazione non è un diritto, ma una scelta individuale, legittima in quanto tale, ma che necessariamente comporta dei costi e delle limitazioni: come, che so, non fare la patente, o non conseguire un titolo di studio, o non richiedere il passaporto.

Dopodiché, lo ripetiamo doverosamente: per la scuola non basta il vaccino. Occorrono investimenti: nuove scuole, meglio strutturate (con impianti di aerazione adeguati), più classi, con meno studenti, con più insegnanti, con maggiore formazione – a questo devono servire i soldi. Perché il gap da superare non è il Covid, ma il dislivello con altri paesi: la metà dei laureati e il doppio degli analfabeti funzionali della media europea (da noi il 30%). Un dato che non è per nulla estraneo al livello del dibattito: anche sui vaccini. Purtroppo l’intesa siglata al Ministero dell’Istruzione, su queste cose, dice ancora troppo poco.

 

La scuola e l’esempio da dare, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 18 agosto 2021, editoriale, p. 1