I vantaggi del doppio cognome
La sentenza della Corte Costituzionale che rende possibile l’utilizzazione del doppio cognome, materno e paterno, sta facendo discutere. Soprattutto i tradizionalisti, quelli che potremmo chiamare gli inerziali, e in generale i maschi, che vedono cadere un altro automatico privilegio. Poiché molti di costoro fanno una facile ironia sulla sfilza dei cognomi che ci ritroveremo nelle future carte d’identità, sgombriamo subito il campo da questo falso problema: la Corte ha affermato un principio, che spetterà al Parlamento riempire di contenuto, decidendo come attuarlo. Facciamo semplicemente notare che in moltissimi paesi questo principio esiste già da secoli (tipicamente nei paesi ispanofoni e lusofoni, quindi anche in America Latina) o da epoche più recenti (come nei paesi scandinavi), e anche lì la legge pone dei limiti (di solito si sceglie il primo dei cognomi di entrambi i genitori). Peraltro i criteri scelti dai vari paesi sono i più disparati: si va dal sorteggio all’ordine alfabetico, dall’obbligo all’anagrafe solo del cognome materno (dopotutto, l’unica ascendenza certa, come noto) alla possibilità di scegliere persino un cognome estraneo alla famiglia. Semmai dovrebbe interrogarci il fatto che – come in tanti altri ambiti – sia la Corte a intervenire, in una questione sulla quale, come accaduto altrove, avrebbe dovuto legiferare il Parlamento, se non fosse che ormai esso ha abdicato alla funzione sua propria, appunto quella legislativa.
Di fatto, il doppio cognome non fa che certificare dei cambiamenti già avvenuti nella società. Ai tradizionalisti si può ricordare, per aggravare la loro preoccupazione, che non solo si apre al cognome della madre, ma molto semplicemente a quello del genitore 1 e del genitore 2: parlare solo di cognome paterno e materno è riduttivo. Agli inerziali, tra cui anche tutti coloro che in questi giorni stanno ripetendo il mantra che questa non sarebbe una priorità dell’Italia, come tanti politici e altri difensori a parole di una famiglia tradizionale che spesso loro stessi non sperimentano, si può ricordare che il fatto che si sia sempre fatto così (un solo cognome, quello paterno) non è necessariamente un motivo intelligente per non fare altrimenti.
La società è ben più complessa e variegata, e perciò interessante, e non solo nella modernità. Da sempre i modelli familiari sono articolati: ci sono genitori che riconoscono figli non loro (consapevolmente o a loro insaputa) o al contrario genitori che non riconoscono i loro (padri, di solito: ma anche madri che non informano inconsapevoli padri), adozioni e altre forme di filiazione. In molte società esistono soprannomi e patronimici che possono essere aggiunti, anche formalmente, all’identità di una persona (come nel mondo arabo, dove dopo la nascita del figlio si diventa “padre di” o “madre di”, e il figlio può assumere il nome di “figlio – Ibn – di”, nel mondo russo, aggiungendo la desinenza -vic agli uomini o -vna alle donne, per indicare di quale padre sei figlio, o in Islanda, dove esiste invece il matronimico, e la desinenza indica di quale madre sei figlio).
Più semplicemente, da noi, la possibilità di scegliere potrà interessare e risultare utile – facilitando loro la vita – a famiglie in cui si può includere o scegliere un cognome più o meno prestigioso di un ramo ascendente della famiglia, o opportunamente oscurarne uno degradante (il doppio cognome non è un obbligo, ma una scelta, e quindi offre l’opportunità di rinunciare a quello sgradevole). Per le coppie miste (ormai circa il 15% dei matrimoni) può diventare un utile strumento di integrazione. È provato il peso inerziale del cognome, nella percezione esterna (degli insegnanti, dei datori di lavoro, delle agenzie immobiliari, ecc.). Se il bambino o la persona ha un cognome straniero, verrà percepito come tale, con i pregiudizi conseguenti, spesso pesanti fin dall’infanzia; se il cognome è italiano, tutto questo non accade: la nuova normativa potrà consentire di sceglierne uno (come si fa con la lingua e con la religione), o comunque di accoppiarli, rendendo la vita delle persone coinvolte molto diversa. In generale, la scelta diventerà un modo molto utile, per le coppie e le famiglie, di discutere di un tema importante, senza darne la soluzione per scontata, offrendo una possibilità di contrattazione e rapporti di potere più equilibrati soprattutto al coniuge socialmente più debole (che non è detto sia necessariamente la donna).
La scelta del cognome, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, “Corriere di Bologna”, “Corriere di Verona”, 30 aprile 2022, editoriale, p.1