I giovani e la guerra. Generazioni a confronto.

“Non pensavo che avrei visto anche una guerra”. Così, dopo due anni di pandemia, di lockdown, di didattica a distanza, di isolamento sociale, di prospettive depressive, di pessimismo diffuso, di catastrofismo incipiente, mi ha detto un sedicenne – nella fattispecie, mio figlio. L’invasione dell’Ucraina, la brutalità della guerra, la paradossale umanità che mostra, facendo emergere sentimenti primari, scelte radicali, obblighi di identificazione (domandarsi cosa si farebbe al loro posto, nella loro situazione), riflessioni sul destino, vita e morte, ha effetti anche sugli altri, di giovani.
Quelli ucraini, in prima fila, volontari per combattere, o fuggiaschi verso Occidente per portare in salvo le famiglie, neanche loro si aspettavano di dover vedere una guerra. Avevano vinto l’indipendenza, rovesciato un regime corrotto, conquistato la loro primavera. Avevano quindi la speranza dello sviluppo, della libertà e della democratizzazione, in un paese poverissimo ma colto e orgoglioso: probabilmente si consideravano in salvo, destinati a un futuro radioso. E invece…
I nostri giovani, con minore drammaticità, ma forse con non minore consapevolezza, si ritrovano anche loro a rimettere in questione un ordine costituito che tanto ordinato non è, una giustizia sociale internazionale che tanto giusta non si è mostrata. Abituati a confrontarsi seriamente con problemi globali drammatici, che le generazioni che li hanno preceduti, i loro padri e le loro madri, hanno creato, e di cui non sono stati capaci di gestire gli effetti negativi – mi riferisco agli equilibri ecologici, al cambiamento climatico, alla consapevolezza dell’interconnessione di tutto – non hanno avuto maestri, e si sono dovuti creare le loro proprie guide, i loro propri leader. Che mostrano una consapevolezza maggiore di molti tra i loro genitori, figli invece del baby boom, di adolescenze protette e protratte (alcune ormai potremmo chiamarle adultescenze), di scoperte, di desideri esauditi, di miglioramenti percepiti: la possibilità di viaggiare, la libertà sessuale, una crescente disponibilità economica. Tutto il contrario di quello che vivono gli adolescenti di oggi, di quello che hanno sperimentato in questi anni: la chiusura tra le mura di casa, la mancanza di libertà e anzi l’obbligo di distanziamento sociale, orizzonti economici che si restringono.
Forse è per questo che vediamo genitori equidistanti, vagamente e genericamente pacifisti, “né con Putin né con la NATO”, viziati dal loro stesso benessere e dai privilegi acquisiti, che non vogliono accettare di mettere in questione (per quanto alcuni possano stare male, i loro figli, con certezza, staranno peggio: mentre i giovani che sono stati avevano la concreta speranza di stare meglio). Con maggiore consapevolezza delle cose, sembra, i ragazzi di oggi stanno con la radicalità delle scelte, e la capacità di prendere posizione. Mi ha colpito, in questi giorni, una foto di Greta Thunberg, attivista globale: in una mano un cartello per ricordare i “Fridays for future”, nell’altra uno con scritto “Stand with Ukraine”. Nessuna ambiguità, la capacità di riconoscere e distinguere il giusto dall’ingiusto, la voglia di schierarsi per il primo contro il secondo, lottando. Certo, non è tutto in bianco e nero: abbiamo anche genitori consapevoli e figli irresponsabili. Ma l’impressione, sgradevole, di una diversa consapevolezza e diremmo moralità, che è anche generazionale, resta.
Ecco allora che questa riflessione – “Non pensavo che avrei visto anche una guerra” – diventa una dolente, realistica constatazione: non siamo in salvo, non ci hanno protetti, dobbiamo trovare noi la soluzione, impegnarci per cambiare – radicalmente. Nessuno si salva da solo. E non solamente siamo tutti connessi: tutto è connesso, anche temi che sembrano lontani tra loro. La giustizia ambientale, e quella sociale. Il consumismo e la geopolitica. La libertà personale e le relazioni internazionali. Il diritto di fuga e il dovere di accoglienza. La sovranità nazionale e l’hackeraggio senza confini. Anonymous e l’Unione Europea. “Fridays for future” e “Stand with Ukraine”.

La guerra e I giovani, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, “Corriere di Verona”, “Corriere di Bologna”, “Corriere del Trentino”, “Corriere dell’Alto Adige”, 12 marzo 2022, editoriale, p.1