L'Anpi e tuoni. E se la smettessimo con le strumentalizzazioni?
Mette tristezza la campagna costruita intorno all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e alle sue posizioni sul (contro) il referendum costituzionale. Ma la prima pietra di questo castello di ipocrisie l’ha messa l’Anpi stessa, e ne è responsabile. Qualcuno vuole usare tutti gli strumenti possibili per respingere la riforma della Costituzione: anche quelli più scorretti. L’Anpi ci si è prestata. E chi è causa del suo mal…
Vediamo come è andata. Il presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Carlo Smuraglia, ha deciso di schierare pesantemente l’organizzazione che guida, e che in qualche modo incarna i valori morali legati alla lotta contro il nazi-fascismo e alla nascita della Repubblica, per il NO alla riforma. Non è stata sbagliata la scelta: è proprio sbagliato schierarsi. Lo scandalo ci sarebbe infatti anche se avesse fatto la scelta opposta. Perché la resistenza è nata per combattere il totalitarismo e costruire una repubblica democratica e antifascista, non per difendere la costituzione per come è stata scritta allora. Tanto è vero che nelle precedenti riforme della costituzione l’Anpi non si schierò affatto contro, e fece bene. Purtroppo è trasparente come l’acqua di un ruscello di montagna il fatto che la difesa dei valori della costituzione non c’entri proprio niente con la scelta dell’Anpi, ma si tratti di una mera strumentalizzazione, a fini che con la resistenza non c’entrano nulla, e che forse si spiega con la sua mutazione interna: dei 124.000 mila iscritti dichiarati, solo 5.000, per ovvi motivi anagrafici, hanno veramente partecipato alla resistenza, il 4% del totale. E ne ricordano nella carne i motivi ideali che ne sono la ragion d’essere. Una parte degli altri, evidentemente, no.
Il metodo scelto è anche peggio del merito: non solo si è deciso di aderire ai comitati per il NO. Ma si è fatto pure divieto agli iscritti di organizzare comitati per il SI’. Una pura ed evidente contraddizione, che vedrebbe anche un bambino, con gli ideali di libertà propugnati. Una prassi da antico centralismo burocratico che fa a pugni con la stessa idea di democrazia.
A questo si aggiunge la strumentalizzazione per fini di battaglia politica (soprattutto interna al Partito Democratico) delle posizioni dell’Anpi. Stufa di sentirsi dire che chi votava SI’, come la maggioranza del PD, votava con Verdini, il ministro Boschi, che alle riforme ha dedicato tutte le sue energie, le sue capacità di mediazione, e una infinita quantità di pazienza, ha risposto che, se è per quello, chi vota NO vota come Casa Pound. Ineccepibili entrambe le constatazioni: anche se inutili. Ma da parte della minoranza interna, da Cuperlo a Bersani, è tutto un fiorire di indignate dichiarazioni in difesa dei sacri valori difesi dall’Anpi schierata per il NO, finendo per innescare una meschina gara, da tutte le parti, ad appropriarsi dei simboli partigiani, ora che finalmente cominciano a comparire delle crepe nella posizione dell’associazione, con figure storiche della resistenza che dicono che voteranno SI’, e alcuni addirittura impegnati a organizzare banchetti e comitati – e per questo già deferiti agli organismi.
Possiamo umilmente suggerire che è ora di smetterla? Possiamo semplicemente constatare che questa polemica è stucchevole e inutile? Possiamo prevedere che sarà pure controproducente per chi pensava fosse una furbata? Questo giochino a usare le organizzazioni per fini che non sono loro propri, sa di vecchissima politica, non appassiona che quei pochissimi, probabilmente non sposta un voto, e serve solo a far odiare la politica. Che, sulla questione del referendum costituzionale, per una volta, non lo merita affatto. Perché per una volta si decide davvero su una riforma che, piaccia o non piaccia, molte cose potrebbe cambiarle davvero. Si discuta veramente, ci si schieri per il SI’ o per il NO, nel merito. E si lascino stare sigle che non meritano di essere strumentalizzate e lottizzate in questo modo. E che da queste scelte hanno tutto da perdere in credibilità e reputazione: cioè, trattandosi di organizzazioni basate sui valori, tutto.
L’Anpi e tuoni, ora basta, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 25 maggio 2016, editoriale, p.1