Il Papa, la pedofilia, i vescovi: la nuova chiesa di Francesco
Il formidabile uno-due di Papa Francesco contro la pedofilia nella chiesa, non è solo un duro colpo contro un cancro che ha rischiato di segnare durevolmente il rapporto con il clero cattolico – portandone ai livelli più bassi non solo la popolarità, ma l’autorevolezza – ma costituisce anche un modo incisivo di delineare un diverso modello di chiesa.
Il primo colpo è stato l’arresto in vaticano – clamoroso e senza precedenti – dell’arcivescovo Jozef Wesolowski, ex nunzio apostolico, cioè ambasciatore della Santa Sede, nella Repubblica dominicana. Quello di Wesolowski, già ridotto allo stato laicale nel giugno scorso, e arrestato per il timore di fuga e di inquinamento delle prove, è un caso particolarmente sgradevole e ripugnante: uno che mandava un diacono a procurargli ragazzini tra i 13 e i 17 anni, o li adescava personalmente in spiaggia in cambio di soldi e medicine, e che pare detenesse, in un computer della nunziatura, un archivio di materiale pedopornografico di oltre centomila file, che forse scambiava anche con altri, all’interno di una rete che possiamo immaginare interna al mondo ecclesiale. Al di là delle perversioni sessuali, anche il segno di una presunzione di onnipotenza e di intoccabilità.
Il secondo colpo di Papa Francesco, meno clamoroso ma per certi versi più potente, come segnale interno alla chiesa, è quello che ha inferto con la rimozione dalla diocesi di Ciudad del Este, in Paraguay, del vescovo Rogelio Ricardo Livieres Plano. I capi d’accusa nei confronti di questo alto esponente dell’Opus Dei sono molti, ma ce n’è uno che ha a che fare con la pedofilia: ed è il fatto di aver nominato vicario generale, cioè aver promosso, un sacerdote argentino già allontanato in precedenza da una diocesi della Pennsylvania per abusi su minori, scampato al carcere pagando 400mila dollari di compensazioni. Il vescovo rimosso non è coinvolto personalmente in scandali legati alla pedofilia, ma ha fatto quello che troppi hanno fatto per troppo tempo: ha soffocato gli scandali, cercando di lavare i panni sporchi in famiglia, coprendo chi li ha compiuti. Un comportamento che ha portato ai minimi storici l’influenza della chiesa cattolica in paesi come gli Stati Uniti o l’Irlanda, ma anche altrove.
L’attacco su questo secondo punto è per certi aspetti ancora più importante dell’arresto dell’arcivescovo polacco. Se quest’ultimo è semplicemente indifendibile, comportamenti come la protezione compiacente, la minimizzazione dello scandalo (magari tacitando le vittime con qualche compensazione economica), la sottovalutazione del problema, l’ipocrisia, il doppio linguaggio e la doppia morale, l’incomprensione delle radici profonde di questo male anche in modi d’essere ordinari della chiesa, e comportamenti di fatto omertosi, sono stati diffusissimi: un problema nel problema. Colpire qui vuol dire colpire duramente non solo chi si è coperto dell’infamia della pedofilia, ma di fatto colpire un modello di chiesa negativo, persino antievangelico, e che sotto il pontificato di Bergoglio – nella sua predicazione accorata come nella pedagogia di gesti concreti che l’accompagna – diventa la proposta di un diverso modello di chiesa. Ecco il perché della necessità di una guida chiara e di una mano ferma, e di un’azione evangelicamente energica – perché il vangelo è chiaro: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da un asino, e fosse gettato negli abissi del mare” (Matteo 18,6; Luca 17,2). E lo scandalo maggiore è nascondere lo scandalo, fare finta che nulla sia successo.
Ecco perché quella di Francesco – al di là della pedofilia – è una lotta per un altro modello di chiesa: più di popolo e meno di potere, più di servizio e meno di autorità. Lo mostrano gli altri ‘peccati’ del vescovo Livieres Plano, che in fondo vanno di pari passo con la copertura degli scandali: uno stile di vita dispendioso, aver dilapidato il patrimonio della diocesi, una conduzione autoritaria, personalistica e conflittuale della chiesa locale. Tutti stili di governo della chiesa contro cui Francesco si sta battendo fin dal primo giorno del suo pontificato.
La nuova chiesa di Francesco, in “Mattino” Padova, “Tribuna” Treviso, “Nuova” Venezia, “Corriere delle Alpi”, 29 settembre 2014, p.1