Allarme islam e bambini kamikaze: forse stiamo un po' esagerando…
Durante le vacanze estive, nel Chianti, ho assistito alle attività ludiche di alcuni bambini in un parco giochi attrezzato di un paesino di poche migliaia di abitanti. Nell’atto di prepararsi alla conquista della preziosa postazione di un cavallino a molla, a spese di un altro bambino, un ragazzino ha lanciato il fatidico grido: “Allahu Akbar!”, cacciando il più piccolo dalla sua cavalcatura. Erano tutti italianissimi.
L’altro giorno, a Verona, un bimbo marocchino di otto anni ha disegnato un bambino munito di qualche tipo di esplosivi: interrogato dagli educatori, solertemente insospettiti, avrebbe detto di voler fare, da grande, il kamikaze.
Quale la differenza tra i due episodi? Che il primo non ha avuto l’onore di balzare alla cronaca dei giornali, il secondo sì (con il contorno, in alcuni media, di espressioni come “frase shock”, la descrizione delle armi come “cinture esplosive” – cosa che gli inquirenti hanno poi smentito – e fotografie di bambini con in mano il kalashnikov più o meno riconducibili al Califfato, tanto per sdrammatizzare… – con il risultato di produrre la tradizionale sequenza di insulti antiislamici nei commenti online). Ma forse, se il bimbo chiantigiano fosse stato marocchino, e quello veronese un autoctono veneto, sarebbe stato il contrario.
Doveroso parlarne col bimbo, accertarsi con la famiglia che nulla stia accadendo. E sempre meglio avvisare l’autorità giudiziaria, non si sa mai. Tuttavia la domanda viene spontanea. Se il bimbo fosse stato di altra religione (cattolico, ebreo, ortodosso), o magari figlio di persone impegnate politicamente nell’estrema destra o nell’estrema sinistra, o di ultras calcistici (che con la violenza un po’ a che fare ce l’hanno), e avesse fatto lo stesso disegno, il caso avrebbe avuto lo stesso rilievo e ricevuto lo stesso trattamento mediatico? E’ lecito dubitarne. Non c’entra né il fondamentalismo né l’islamofobia, entrambe categorie fuori luogo. Ed è ovvio che l’allarme intorno al terrorismo islamico è più che giustificato.
Dalle indagini tuttavia è emerso che la famiglia è perfettamente estranea a qualunque forma di estremismo o percorso di radicalizzazione. Semplicemente il bimbo di Verona (che sia d’origine marocchina è in questo caso incidentale), come quello del Chianti, sente l’aria che tira e quello che gira in tv, lo respira e lo restituisce in altra forma, come in una specie di fotosintesi culturale. Perché allora farne una notizia? Non bastava archiviare la cosa, punto e basta? Forse è il segnale che qualcosa sta cambiando, sottilmente, dentro di noi. Che a furia di parlarne, abbiamo fatto diventare qualunque cosa cui si applicabile l’aggettivo musulmano o islamico – ma proprio qualunque – occasione di visibilità per chi la rileva: a sua volta facendosi eco di una ulteriore mediatizzazione che, come in un circolo vizioso, rende ogni cosa eccezionale, unica, e pericolosa. Al prezzo – non per i musulmani, ma per noi che non lo siamo – dell’incomprensione, e di una progressiva distorsione dello sguardo. Che rischia, paradossalmente, di renderci più ciechi, o meno ricettivi, a quello che è il vero pericolo.
Perché tutti i bambini, con qualunque retroterra, fanno disegni di questo tipo, o anche assai più raccapriccianti e inquietanti, come ogni psicologo, ma anche ogni insegnante, e quasi ogni genitore appena attento, può testimoniare. Mio figlio ha passato anni a disegnare figure armate, e lo fa tuttora (e io pure, per inciso, pur finendo obiettore di coscienza). Ma nessun insegnante mi ha mai contattato per voler conoscere i genitori di cotanto pericolo. E in ogni caso, nessuno avrebbe passato la notizia alla stampa.
Il problema, temiamo, non è nei bambini, ma nei grandi: che sovrainterpretano ogni episodio, anche inconsapevolmente (e qualche volta scientemente lo strumentalizzano a fini propri). Come successo, in tutt’altro ambito, nel caso di presunti abusi sessuali su bambini, dedotti da disegni o racconti infantili, che interpretati con occhio distorto e prevenuto hanno creato casi di padri innocenti sbattuti come mostri in prima pagina. L’attenzione è doverosa, dunque; ma la cautela pure. A rischio di creare, altrimenti, altri mostri.
Il bimbo islamico, il disegno e il circolo vizioso, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 28 agosto 2016, p.1