La scuola vista da Marte: tutto come prima, le priorità sono altre
Facciamo finta di non saperne un granché. Non è difficile: in effetti, non ne sappiamo granché.
Facciamo finta di ipotizzare che è oltre un anno che abbiamo chiuso le scuole: tutte.
Facciamo finta di ragionare sul fatto che quest’anno le scuole hanno aperto a intermittenza, poi si è riusciti a dare una relativa continuità didattica almeno alla fascia pre-scolare e alla scuola dell’obbligo.
Facciamo finta di occuparci solo di scuole superiori. Che hanno vissuto fasi brevi di apertura, fasi significative di chiusura, e lunghe fasi di presenza intermittente: un po’ gli uni, un po’ gli altri. Metà in classe, metà in didattica a distanza (DAD).
Facciamo finta che il governo dica che si può riaprire con il 100% di presenze. Ma che regioni e comuni dicano che non si può, perché i mezzi pubblici funzionano con capienza al 50%.
Facciamo finta che arrivi un osservatore da Marte, un antropologo dalla Papuasia, o un genitore autoctono di un ragazzo o una ragazza di scuola superiore che scalpita per rivedere professori e compagni, che si sente dare l’ok dal capo più capo di tutti (quello del governo), tra le proteste dei capi un po’ meno capi (quello della regione, quello de comune): che cosa ne potrebbe dedurre?
Intuitivamente, che non è cambiato niente. Che le condizioni per rientrare in sicurezza per tutti non c’erano un anno fa (e infatti si è chiuso), non ci sono state negli ultimi mesi (e infatti si è aperto a metà), non ci sono oggi e non ci saranno entro fine anno (infatti si continuerà ad aprire con la metà più un po’ – invece del 50%, il 70%…), ma soprattutto non ci saranno nemmeno l’anno prossimo.
Mi metto nei panni di quell’improbabile osservatore marziano, di quell’inesistente antropologo del Pacifico, o di quell’incauto ma curioso genitore indigeno: tanto contano uguale. E ne deduco che non è cambiato niente. Che non si era pronti prima, non lo si è ora, e non lo si sarà nemmeno domani.
Ora usciamo dal rango delle ipotesi, dei “facciamo finta che…”. Tutti gli indicatori ci dicono che, nonostante la vaccinazione universale in arrivo (e, ancora, aspettiamo di vederla), non è finita, e non sarà finita con questo anno scolastico. Che se anche sarà finita con i ceppi attuali del virus, ci saranno le varianti. Che se sarà finita con le varianti, ci saranno altri virus. Che se sarà finita con tutti i virus per i paesi che hanno avuto modo di somministrare i vaccini, finché non sarà vaccinato tutto il mondo avremo a che fare con nuovi allarmi, nuovi focolai, recrudescenze di infezione. Che, insomma, Covid 19 sarà sostituito prima o poi da Covid 21, o 22, o chissà… Perché le ragioni affinché si producano nuovi virus sono tutte lì, come erano lì, disponibili e visibili, quelle che prevedevano l’arrivo di questo: il libro di David Quammen, Spillover, che anticipava con esattezza impressionante come e dove sarebbe esploso il virus, era uscito in edizione inglese già nel 2012.
Ecco, di fronte a tutto questo, ci viene da commentare solo e semplicemente che non è successo (o meglio, non è stato fatto) niente o quasi, o comunque non abbastanza. Il sistema dei trasporti, pur se potenziato, resta inadeguato. La maggior parte delle scuole non ha installato, aggiornato o potenziato i sistemi di areazione (che sono decisivi, se si vuole immaginare una scuola in presenza persino nei mesi invernali). La dimensione delle aule, non parliamo del numero delle scuole, è rimasta la medesima. La numerosità degli studenti per aula pure. Il numero di docenti, per ora, anche: e se anche aumentasse, a parità di altre condizioni, non sarebbe rilevante. Infine, la didattica è sempre la stessa: la formazione somministrata ai docenti per affrontare nuove forme di insegnamento (a distanza, duale, asincrona, comunque la si voglia chiamare, o ‘invertita’ secondo il modello delle flipped classrooms) è stata praticamente inesistente. Chi si è formato, e molti l’hanno fatto, si è formato da solo.
Sappiamo che parlare è facile, e siamo tutti buoni, fare è difficile. Per questo ci siamo limitati a fare finta che. Come hanno fatto troppi decisori pubblici, di differenti livelli e amministrazioni: facendo finta che non fosse successo niente.
La scuola vista da Marte, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto” 23 aprile 2021, editoriale, p.1