Errore storico sulla polveriera del mondo arabo
Il paradosso delle democrazie
Quello che sta succedendo nel mondo arabo – ieri in Tunisia, oggi in Egitto, domani forse in Algeria, Marocco e altrove in Medio Oriente – è una lezione e un monito per tutto il mondo democratico, Europa in testa. Dei popoli interi si sono svegliati e reclamano a gran voce libertà e democrazia: quello che da sempre l’Occidente dice che dovrebbero desiderare, ma che non ha fatto nulla per fargli ottenere. Al contrario: l’Occidente ha sempre sostenuto questi regimi, fino all’ultimo, in nome della propria stabilità e del proprio interesse. Cieco di fronte alla violazione dei più elementari diritti e sordo al richiamo ai principi su cui esso stesso dice di fondarsi. Europa e Stati Uniti hanno infatti sempre difeso l’indifendibile rappresentato da dittatori e regimi arabi, contro i loro stessi popoli.
In sintesi: il mondo arabo sta dicendo a noi democratici che anche loro vogliono la democrazia, che sono pronti a sacrificarsi per ottenerla. E noi stiamo loro mostrando che non ci crediamo, che per noi la democrazia è buona solo per noi, o al massimo, per gli altri, quando la esportiamo noi direttamente, insieme ai nostri eserciti, con quali disastrose conseguenze si è visto in Iraq e in Afghanistan. Un esempio – un altro, dopo il sostegno pronto e assoluto a Israele, a dispetto di tutto – del nostro predicare bene e razzolare malissimo, e del sostenere politiche di ‘due pesi due misure’ che inevitabilmente, e molto presto, ci verranno giustamente rinfacciate e ci si ritorceranno contro.
Solo oggi – ed è incredibile per chiunque abbia un minimo di conoscenza di queste situazioni – la stampa occidentale (e, molto meno, i suoi leader politici) comincia a chiamare dittatori quelli che fino a ieri ha chiamato presidenti, e regimi quelle che finora ha chiamato democrazie, denunciandone le nefandezze. Ma la cecità storica di cui dovremo rispondere è precisamente questa: di aver fatto finta di non sapere che questi regimi si fondavano solo sulle impresentabili basi della repressione, dell’appropriazione indebita delle risorse da parte delle leadership, della corruzione, della falsificazione sistematica dei risultati elettorali, delle leggi speciali e della tortura, del bavaglio alla stampa e alle opposizioni – con credenziali democratiche, quindi, nulle.
C’è da sperare che l’Occidente si risvegli dal suo torpore, riconosca di fronte all’opinione pubblica araba i suoi errori e le sue inerzie anche di pensiero, e sostenga le nuove future leadership di questi paesi nella loro difficile transizione, acquisendole come preziosi alleati e compagni di strada. E non ripeta l’errore storico, che si è trasformato in una storica tragedia, già compiuto in Algeria, quando interruppe un processo democratico in atto, tra un turno e l’altro delle elezioni, solo perché stavano andando al potere persone e partiti che conosceva poco, e che temeva forse al di là del giusto, assumendosi la responsabilità di essere concausa delle violenze che sono seguite.
Stefano Allievi
llievi S. (2011), Errore storico sulla polveriera del mondo arabo, in “Il Mattino”, 9 febbraio 2011, pp. 1-6 (anche “Tribuna di Treviso”)