Alfabeto Veneto 2050
Il “Corriere del Veneto” ha progettato un numero speciale sul futuro del Veneto. Mi è stato chiesto di immaginare un alfabeto per il Veneto nel 2050. Questo è il risultato:
Autonomia
Non ci sarà. Nemmeno nel 2050. Perché quell’idea, innovativa quando è stata immaginata nel Novecento, si sarà rivelata un cambiamento, sì, ma irrilevante. Le priorità saranno altre. L’autogoverno di piccole comunità autosufficienti, da un lato. E dall’altro grandi poteri transnazionali, privati, più forti di molti stati nazione. Sarà quello, il nemico. E lo stato sarà un alleato, necessario e non sufficiente. Chiederemo, e avremo, più Europa.
Benessere
Scopriremo cosa significa questa parola. Che nella terra del lavoro come religione, era ignota. Ben-essere come sentirsi appagati, grazie a relazioni significative, e tempo a disposizione. Ci saremo arrivati più per vincolo che per maturazione culturale: perché nel frattempo le macchine ci avranno espropriato di molto del lavoro che consideravamo necessario. Impreparati, quindi.
Casta
Saremo più diseguali. Ricchi sempre più ricchi, sempre più lontani dai problemi dei comuni mortali: de-territorializzati, anche. Un lumpenproletariato che comprenderà immigrati e fasce crescenti di autoctoni. Un dualismo nel mercato del lavoro (regolare/irregolare, garantito/non garantito) destinato a accentuarsi. E una fascia crescente di popolazione che vivrà tutto ciò come se fosse normale.
Demografia
Più morti che nati. Popolazione sempre più anziana. Durata della vita crescente, per i più ricchi. Bambini sempre più rari e perciò caricati di aspettative. Giovani lontani mille miglia, come mentalità, gusti e aspirazioni – e spesso anche geograficamente – dalle generazioni che li hanno preceduti. Malattie degenerative sempre più diffuse, ma anche cure sempre più efficaci. A costi crescenti. Che dovremo decidere a chi far pagare.
Educazione
Livello di istruzione sempre più elevato. Ma un analfabetismo funzionale più diffuso: che diventerà un pericolo per la convivenza civile. Nuove forme di diseguaglianza, basate sull’accesso al sapere. Istruzione non più come prima fase, seguita dal lavoro e dalla pensione, ma spalmata su tutta la durata della vita, come formazione permanente, indispensabile alla sopravvivenza.
Frontiera
I confini che contano non saranno quelli dello stato. Men che meno quelli della regione. Saranno quelli invisibili del mondo globale: accesso alle informazioni, alle risorse, al credito, al potere, alle relazioni. Le frontiere geografiche conteranno meno. Saremo pronti per lanciarci nello spazio. Ma la vera nuova frontiera sarà quella del tempo: allungarlo, accelerarlo, fermarlo.
Genere
La parità tra maschi e femmine sarà acquisita. Le donne, più istruite, guadagneranno di più e gestiranno più potere. Acquisiranno e sperimenteranno nuovi ruoli, spesso in modo diverso. Aumenteranno, invece, gli squilibri tra generazioni.
Habitat
Sarà una delle grandi questioni irresolute. Le trasformazioni globali dovute al cambiamento climatico e al riscaldamento globale. E quelle locali dei piccoli e grandi inquinamenti: dell’acqua, della terra, dell’aria. Avranno altri nomi, rispetto a quelli di oggi, ma la medesima causa: l’uomo. E un’economia incapace di gestire le conseguenze delle proprie azioni.
Innovazione
Resterà il mantra che accompagnerà la nostra vita: in tutti i settori – troppi per poterne comprendere gli effetti, e starci dietro. Ci supererà sempre, inesorabilmente. Ma impareremo a farcene una ragione. L’intelligenza artificiale ci costringerà a capirlo.
Lavoro
Sarà di meno. Non sarà per tutti. Ma sarà più creativo. Forse non altrettanto redditizio, ma compatibile con la vita, e non alternativo ad essa. Nel frattempo, si spera, avremo imparato a investire di più su beni e servizi comuni: co-working, co-housing, sharing economy e sharing society. E i workaholic saranno finalmente diventati eccezione.
Migrazioni
Saranno sempre di più: sia in ingresso che in uscita, e interne. Ma saranno sempre meno costose, anche psicologicamente. La mobilità sarà fisiologia, non patologia (lo è già oggi, per molti, ma non ce ne accorgiamo). E vivremo in una circolarità globale e permanente: non solo di informazioni, denaro e merci, ma anche di persone e relazioni. Con i relativi vantaggi. E i prezzi da pagare.
Narrazione
Ricostruire il filo rosso della nostra vita sarà sempre più un’urgenza in una società frammentata. Darle senso, unitarietà, spessore. Nelle relazioni private, ma anche nella vita pubblica, e nella politica. La narrazione avrà questa funzione, a scapito della mera analisi razionale. E sarà un bene. Da che mondo è mondo, è la funzione della cultura: dal mito di ieri al romanzo e al cinema di oggi.
Occidente
Non sarà più quello che immaginiamo. Perché sarà plurale al suo interno, cioè più ricco di diversità. E perché un mondo multipolare presuppone un numero maggiore di potenze, globali o regionali. Resterà l’attrattiva del sogno occidentale, ma impareremo a conoscere altre culture, a confrontarci e a fare affari con loro. Radicati, ma globalizzati.
Paura
Paura e potere sono un binomio inscindibile. Il potere fomenta la paura, e chi ha paura cede libertà in cambio di protezione. Niente di nuovo. Ma ci saranno nuove paure. Quella dello straniero conterà meno, anche perché molti nel frattempo saranno diventati autoctoni, facce e costumi familiari. Peserà di più quella delle incognite dovute all’evoluzione tecnologica, che ci riserverà sfide sempre meno prevedibili.
Qualità
Ripenseremo cosa significa qualità (della vita). E in numero crescente capiremo che non ha molto a che fare con la quantità: né di denaro, né di beni, né di relazioni superficiali. Un numero crescente di persone rifiuterà la logica dell’accumulazione, del numero. Guadagnando tempo, significato, pienezza. Altri continueranno sulla strada di oggi. Probabilmente saranno questi a governare. Gli altri si ritaglieranno isole di libertà autogestita. Sempre più numerose.
Religione
Chiese come beni architettonici: interessanti, ma vuote. In compenso una pletora di gruppi (new age, ma anche di religioni tradizionali) basati più sull’esperienza che sul messaggio. Alcuni si baseranno su sostanze psicotrope di nuova concezione, e sulla realtà virtuale. L’intelligenza artificiale sarà anche spirituale. Nuovi leader carismatici e nuove comunità prenderanno il posto delle vecchie liturgie. Con nuovi dèi, forse. Ma con fedeltà sempre più brevi.
Schei
Il denaro sarà una delle cose peggio distribuite. Resterà l’obiettivo primario di una minoranza attiva e sgomitante. Nuove forme di moneta sostituiranno quelle attuali. Virtuali, come le monete elettroniche, anche locali. Ma avremo altre forme di intermediazione tra le attività. Faremo assegni di tempo e promesse di pagamento in servizi. Anche se gli schei, qui, conteranno ancora.
Trans
Saremo perennemente in transizione. Tra personalità, mode, lavori, ruoli. Cambieremo più spesso preferenze culturali e relazioni: saremo transculturali. Alcuni di noi si vivranno transgender, e cambieranno identità di genere. Molti di noi si vorranno transumani: con innesti tecnologici che ci faranno sembrare cyborg, potenziandoci. Sarà una società trans. E i dibattiti identitari di oggi sembreranno preistoria.
Unione
Ciò che terrà insieme la società saranno nuove forme di solidarietà, anche tra estranei e temporanee. Nuove comunità di mutuo sostegno, più spesso su base culturale che territoriale, saranno alla base di nuove forme di legame sociale, che in parte sostituiranno la famiglia. Dovremo re-inventare le città e la socialità a partire da questo.
Velocità
Tutto sarà più veloce: infrastrutture, mezzi di trasporto, la filiera dalla produzione al consumo, la diffusione delle mode, la velocità di circolazione delle informazioni. Ma anche le relazioni, soggette a continui processi di de- e ri-socializzazione. Che impareremo a gestire.
Zig Zag
Il futuro non avrà una sola direzione. È impossibile per definizione, in una società plurale. Sperimenteremo spesso, andremo qui e là – e anche avanti e indietro – a seconda delle opportunità del momento. Pezzi di società andranno in direzioni diverse da altri. E non cercheremo una coerenza complessiva del sistema che, forse, non sarà più necessaria.
Alfabeto Veneto 2050, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 18 novembre 2024, pp.4-5