Le incaute dichiarazioni di Frattini e l’amicizia con i leader destituiti

Se compito del ministro degli Esteri è tutelare l’immagine e promuovere l’interesse dell’Italia, le dichiarazioni degli ultimi giorni del ministro Frattini sono quanto di più improvvido, e nel lungo periodo dannoso per l’Italia, possiamo immaginare.

Nei giorni in cui il popolo tunisino cacciava l’odiato e corrotto presidente Ben Ali e cercava di instaurare una vera democrazia, Frattini rivendicava l’amicizia dell’Italia e il “pieno sostegno ai governi tunisino e algerino” contro le sommosse popolari: suo bersaglio – quasi un riflesso condizionato che caratterizza la sua politica – il “pericolo di strumentalizzazione da parte di terroristi islamici”, dei quali nell’occasione non si è vista nemmeno l’ombra.

Mentre altri paesi arabi sono in subbuglio per una corale richiesta di maggiore democrazia nell’area, in un’intervista di assoluto candore propone per essi il modello Gheddafi, il peggior dittatore dell’area (al potere dal 1969, oltre quarant’anni!), vantando che i rapporti che ha l’Italia con Gheddafi non li ha nessun paese, e che ci aprirebbe le porte dell’Africa (lo vedremo quando Gheddafi finalmente cadrà, quanta riconoscenza ci manifesteranno il popolo libico e gli altri paesi africani…).

Oggi che il popolo egiziano vuole cacciare il suo, di dittatore, definisce Mubarak uomo saggio e lungimirante: e di fronte a chi, americani inclusi, gli chiede di lasciare immediatamente il potere, il nostro gli chiede di rimanere fino alle prossime elezioni.

Se ci aggiungiamo il costante e quasi disarmante, tanto è totale e acritico, sostegno ad Israele, possiamo dire addio alla nostra influenza nell’area. A contorno ricordiamo la soave delicatezza, mentre era in corso a Gaza un bagno di sangue, dell’intervista al TG1 in tuta da sci nel dicembre 2008, all’epoca dell’operazione ‘piombo fuso’. Va detto che il ministro, con le coincidenze, è sfortunato. All’epoca dell’invasione della Georgia da parte della Russia era in vacanza alle Maldive, e da lì seguiva distrattamente le sorti, più che dei georgiani, dell’amico Putin. E ancora nei giorni scorsi, nel pieno della crisi egiziana, era di nuovo sui campi di sci, per la fondamentale iniziativa “Parlamentari sulla neve”.

A parte l’ossessione del terrorismo e della sicurezza, che l’ha portato a proporre misure internazionali di monitoraggio di internet, fino a definire con roboanti quanto insensate parole le rivelazioni di wikileaks come “l’11 settembre della diplomazia internazionale”, facendo di Assange un nuovo temibile Obama, non ci ricordiamo altro di rilevante.

Ma oggi, finalmente, ha preso una decisiva iniziativa. Su Mubarak? Non proprio: su sua nipote. E prepara un ricorso alla UE per violazione della privacy sul caso Ruby. Meno male che abbiamo un ministro degli Esteri che si dà da fare…

Stefano Allievi

Allievi S. (2011), Le incaute dichiarazioni di Frattini e l’amicizia con i leader destituiti, in “Il Mattino”, 13 febbraio 2011, p.17