Berlusconi, i paradossi della fiducia
Il paradosso è, etimologicamente, una asserzione “in contrasto con la comune opinione” (doxa). Il voto di fiducia incassato dal governo Berlusconi ne contiene almeno tre, che potremmo sintetizzare così: chi vince perde, chi perde vince, e chi non c’è continuerà a non esserci.
Il primo riguarda la maggioranza. Essa ha incassato, a metà del suo percorso legislativo, una attestazione di fiducia non necessaria, perché avrebbe dovuto proseguire il suo cammino naturale senza di essa, e non prevista, perché chi ha presentato la mozione di sfiducia era convinto di ottenerla, e non l’avrebbe fatto altrimenti. Ma quella che sembra una continuità (il governo prosegue) è in realtà una rottura radicale. Perché la maggioranza, dall’essere la più ampia della storia repubblicana, è diventata una delle più risicate e deboli, e il governo sarà d’ora in poi in balìa, oltre che dei comprati e venduti dell’ultima ora, di un qualsiasi raffreddore. E degli interessi dell’alleato leghista.
Il secondo paradosso riguarda chi la mozione di sfiducia ha presentato, il cosiddetto terzo polo. Perdente sul piano dei numeri, con diversi membri dei partiti che lo compongono che sono passati a sostenere il governo, dando uno schiaffo clamoroso alle aspettative dei rispettivi strateghi. E che tutti davano quindi allo sbando, e a rischio di ulteriori emorragie e cambi di casacche: che sempre vanno in direzione del potere. Ma che invece sembra rafforzarsi a seguito di un imprevisto colpo di scena: la sua unificazione, su cui pochi in questi giorni avrebbero scommesso. La promessa di un atteggiamento di responsabilità consentirà di far proseguire il governo tenendolo tuttavia sotto ricatto costante, conferendo ai terzopolisti un’aura di serietà che il Pdl non potrà mostrare, dovendo sostenere le leggi ad personam di Berlusconi che il terzo polo avrà buon gioco ad affossare, salvando invece quelle nell’interesse del Paese.
Il terzo paradosso riguarda il Partito Democratico. In teoria l’attore principale dell’opposizione, in pratica il più irrilevante. Ha giocato una partita non sua e non decisa da lui. Facendo le mosse giuste, e muovendosi compattamente e con serietà, a differenza di altri. Ma come attore, appunto, per quanto indispensabile, non come regista. Non solo: ogni volta che il governo, nella votazione di un articolo sgradito, verrà battuto in parlamento – cosa che accadrà spesso da ora in poi – chi ne otterrà visibilità e farà notizia sarà il terzo polo, non il Pd, nonostante sia esso a sobbarcarsi il grosso del lavoro e del peso dell’opposizione. La tentazione già emersa di immaginare il terzo polo come l’alleato moderato, lasciando la rappresentanza dei moderati ai centristi e implicitamente accettando che il Pd non rappresenti questa componente, è infine una rinuncia di fatto al suo progetto originario, che su questa commistione si fonda, e apre una questione politica interna non da poco.
Il risultato finale è che chi finirà per volere davvero le elezioni, con la possibilità di vincerle, e decidendone la data sulla base dei propri interessi, saranno i due attori minori sia della maggioranza che dell’opposizione: la Lega e il terzo polo. Mentre Pdl e Pd finiranno per subire le loro scelte. La rivincita dei piccoli.
Una nota a margine: l’ennesima mossa falsa della Chiesa come attore politico. Non solo il cardinal Bagnasco, come più alto rappresentante della chiesa italiana, dà il suo sostegno (e ci domandiamo in quanti altri Paesi europei tali esternazioni siano concepibili) al suo sempre più debole – e sempre più indifendibile, dal punto di vista cattolico – alleato berlusconiano, negando esistenza ed appoggio ai cattolici che stanno altrove. Ma risulta essere l’unica a non accorgersi di aver scelto come partner non il vincente di oggi, ma il perdente di domani. Una scelta che pagherà con una ulteriore perdita di credibilità, di influenza, e di potere.
Stefano Allievi
Allievi S. (2010), Berlusconi, i paradossi della fiducia, in “Il Mattino”, 17 dicembre 2010, pp. 1-5 (anche “La Nuova di Venezia” e “La Tribuna si Treviso”, e “Il piccolo” 19 dicembre “Lega Nord e terzo polo, la rivincita dei piccoli”)