Migranti: due destre a confronto in Veneto. Tra Mantovan e Vannacci

Sulle pagine del Corriere del Veneto comparivano ieri due voci che mostrano plasticamente le differenze tra due destre, alleate al governo della regione, ma distanti come non mai nell’affrontare un tema fondamentale: quello dell’immigrazione.

Da un lato l’assessore competente Valeria Mantovan, dall’altro il muscolare ex-generale Vannacci. Di fronte alla notizia di una scuola elementare a Mestre in cui la maggioranza dei nuovi iscritti ha un cognome straniero, Vannacci tira fuori il suo abituale repertorio. Lui non propone: contrappone. Non cerca soluzioni: condanna. E basta. Puntando anche su presunti costi economici: “L’integrazione al contrario. Così noi [dove ‘noi’ non include gli immigrati regolarmente residenti nel nostro paese, naturalmente] siamo costretti a pagare due volte: con le nostre tasse paghiamo agli STRANIERI scuola, sanità, alloggi popolari, bonus sussidi e poi paghiamo una seconda volta per la scuola privata dei nostri figli (…). Finiremo per diventare stranieri nella nostra patria”. Poco importa che quanto Vannacci descrive sia un’opinione infondata, per quanto popolare. Perché molti stranieri sono in realtà diventati cittadini, con i relativi diritti. Perché pagano le tasse, e quindi i servizi se li pagano da sé. Anzi, come certifica l’INPS, piaccia o meno, a differenza degli italiani versano più di quanto incassano. E quanto a pressione fiscale, nonostante i salari mediamente più bassi, versano percentualmente più di molte categorie autoctone, dato che prevale il lavoro salariato. Che laddove è irregolare, per lo più lo è per volontà di datori di lavoro italiani che evadono più dei loro dipendenti stranieri. Infine, perché la scuola privata è una scelta, non un obbligo: e quindi è giusto che chi la vuole se la paghi.

Mantovan invece prende atto che questa situazione “è il frutto dell’andamento demografico. Le famiglie italiane fanno meno figli. Ma c’è un altro elemento importante: la forte integrazione nel nostro territorio. Le famiglie straniere vivono, lavorano, crescono i loro figli qui. È un fenomeno naturale”. E ancora: “La scuola è il luogo dell’integrazione (…) Dobbiamo porre attenzione su un approccio didattico diverso, specifico e potenziato per fornire ai docenti strumenti nuovi”. Anche “per le famiglie, non solo per i bambini”. Quindi “non si entra a gamba tesa, su questi temi”. Ed “è inutile fare polemiche, il fenomeno è irreversibile”.

Non è difficile trovare le differenze. Ideologia e slogan di opposizione (pur non essendoci) da una parte, pragmatismo di governo dall’altra. Ma ci sono anche altre ragioni, più politiche: un leghismo sempre più schiacciato su un suprematismo che punta sul capro espiatorio immigrato, e una destra che invece recupera la sua radice storica, che era sociale (dal Movimento sociale italiano in avanti: anche se non siamo sicuri che il predecessore di Mantovan, Donazzan, avrebbe usato gli stessi toni pacati e gli stessi argomenti). Ma c’è dell’altro, anche. Un dato generazionale: Mantovan ha 35 anni, Vannacci quasi 60. E infine uno esperienziale: Mantovan è nata in una famiglia mista, la madre era egiziana. Conosce le dinamiche dall’interno. E questo fa tutta la differenza del mondo.

 

Mantovan, Vannacci e l’immigrazione. Trova le differenze, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 27 settembre 2025, editoriale, pp. 1-9