Tra riforma elettorale e onanismo politico

Poco importa ai più l’ilare opinione che non è lecito discutere con Berlusconi, che è il capo dell’opposizione, ma è lecito governarci insieme e fare quello che dice lui (il pasticcio sull’Imu, tra i tanti, nasce da lì); o la surreale discussione sull’opportunità di accoglierlo nella sede del PD, che è il principale partito che sostiene il governo (e dove lo si doveva incontrare: al bar?); o che la minoranza interna di quel partito non sia d’accordo per principio, e che Tizio o Caio del partito A o del movimento B dissentano. Il dato è assai più semplice. Con il sistema attuale non c’è né democrazia, né governabilità, né chiarezza. Con la proposta oggi in discussione ci sarebbe più democrazia, più governabilità, e più chiarezza. Alla maggior parte degli elettori questo basta.

Certo, non è un sistema ideale. A molti osservatori di cose politiche sarebbe piaciuto un sistema diverso: ognuno ha il suo, e tutte sono opinioni lecite. Ma il problema è un altro. Questo, allo stato delle cose, è l’unico sistema che, come frutto di una mediazione tra le varie forze politiche di maggioranza o di opposizione, è possibile portare a casa. La scelta è se approvarlo, o andare avanti con il sistema attuale (il Porcellum modificato dalla Corte).

In passato si è giustamente rimproverato al centrodestra di aver approvato la legge elettorale senza consultare l’opposizione, mentre oggi si è cercato e trovato un ampio consenso anche con essa. Si vuole lasciar cadere anche questa irripetibile occasione di riforma? Vogliono, le minoranze interne del PD e i partiti minori, dare l’ennesimo segnale di distanza dal paese reale, o vogliono partecipare alla ricostruzione democratica, su basi diverse dalle attuali, del paese? La domanda a cui rispondere, in fondo semplice, è questa. Il resto – il dire che la propria proposta è migliore, anche se non è condivisa e quindi non è percorribile – è solo una forma di onanismo intellettuale e politico, praticata dai duri e puri di qualsiasi opinione: che soddisfa, forse, chi la pratica, ma è sterile per definizione, e semplicemente non porta da nessuna parte.