Querelato da Adel Smith per le opinioni espresse nel libro ”Islam italiano” (Einaudi) è stato condannato a 6 mesi di reclusione e al pagamento di 3000 euro. ”Sentenza diffamatoria della mia intera attività di studioso”
PADOVA – Il nome di Adel Smith è ormai noto a tutti. A questo nome si lega la battaglia contro il crocifisso nelle scuole e negli ospedali, tanto per dirne una, e lo scontro giudiziario con Oriana Fallaci. Il presidente dell’unione musulmana italiana deve molta della sua notorietà al suo essere soprattutto “uomo televisivo”, una caratteristica che lo rende protagonista di aspre polemiche non solo con chi alla sua religione è estraeo, ma anche con chi la condivide. Stefano Allievi, docente di Sociologia all”Università di Padova ha dedicato un passaggio del suo libro “Islam italiano. Viaggio nella seconda religione del paese” (Einaudi) a questa come ad altre figure rappresentative della realtà musulmana nel Paese. Il risultato è stata una querela dal signor Smith, da cui sorprendentemente si è arrivati alla condanna per diffamazione aggravata a mezzo stampa in primo grado. Sei mesi di reclusione (che grazie all’indulto Allievi non dovrà scontare) e una somma pecuniaria di tremila euro. Tutto il mondo accademico e non solo, nazionale e internazionale, si è sollevato a favore del collega, che nel suo curriculum vanta numerose pubblicazioni in diverse lingue sul tema della religione islamica. La solidarietà non viene solo per stima professionale, ma soprattutto per contribuire alla difesa di un diritto insopprimibile: il diritto d’opinione. Per questo è partita una petizione – sottoscrivibile dall’indirizzo internet http://213.215.194.151/petition_allievi –, per avviare una profonda discussione su questo problema di mancata libertà e soprattutto per portare utili testominianze al professor Allievi in fase processuale. Infatti il docente è in attesa di ricevere le motivazioni della condanna e poi procederà in appello.
Il fatto che ha scatenato la reazione di Adel Smith è praticamente l’intero passaggio che a lui è dedicato nel libro. Tre le tesi di fondo sostenute da Allievi “la prima è che il suo gruppo non sia poi così rappresentativo di quanto si dica – spiega il docente -, la seconda che l’influenza di Smith sull’opinione pubblica sia dettata dalla visibilità che i media gli garantiscono, e terza che fondamentalmente la sua figura danneggia i musulmani in Italia. Detto questo, non è stata tanto la querela ad avermi colpito, quanto invece il giudizio di condanna, che è stato un fulmine a ciel sereno. Io ero tranquillo nell’affrontare il processo perché non pensavo si sarebbe limitato così il diritto d’opinione”. Nella lettera di presentazione della petizione, che sta facendo il giro nelle mailing list di tutto il mondo, Allievi scrive: “Considero questa sentenza come diffamatoria della mia intera attività di studioso, sempre attento a cercare di capire la realtà islamica in Italia e in Europa. Ma essa è anche più grave in termini di principio: vengo condannato per delle opinioni, espresse all’interno di un libro serio, pubblicato da un editore serio, che seriamente cerca di descrivere il mondo islamico italiano, all’interno di una attività di oltre tre lustri dedicata allo stesso tema e con il medesimo impegno”.
Una condanna pesante, in un periodo in cui, a detta dello stesso docente, è già difficile di per sé parlare di religioni. La paura, inoltre, è quella che sentenze come questa tappino la bocca non solo a chi i libri li ha già scritti, ma anche a chi avrebbe intenzione di prendere, virtualmente, carta e penna per esporre considerazioni ragionate e dettate da anni di studi: “Il timore è che si inneschi una sorta di censura preventiva”.Una nota che non va sottovalutata: da quando gira la petizione nelle varie mail d’Italia e del mondo, l’appello è stato sottoscritto anche da molti musulmani autorevoli. Un punto a favore: si tratta di testimonianze che possono contribuire – è la speranza – a far capovolgere la sentenza. (gig)