Se i parlamentari sono più uguali degli altri. Il caso Sara Cunial.

La deputata veneta no vax Sara Cunial, ex M5S, potrà accedere al Parlamento senza green pass, seppure dalle tribune e seguendo un percorso predefinito (e, immaginiamo, con il vuoto intorno, visto che la deputata non è solitamente propensa nemmeno all’uso della mascherina). Questo, in attesa di una decisione definitiva, che dovrebbe essere presa l’1 dicembre, sulla richiesta di sospensiva del divieto di accesso, richiesta appunto dalla deputata. La decisione è stata presa dal collegio dei questori della Camera dei Deputati, ed è un modo per mettere una pezza al decreto del presidente del consiglio di appello, anch’egli un ex grillino e anch’egli su posizioni anti green pass, che, con una solitaria decisione, ha sostenuto il diritto della deputata ad assistere ai lavori in ottemperanza al suo mandato parlamentare.

Non ce l’abbiamo con la deputata, i cui destini personali sono ininteressanti, e che probabilmente non avrà alcun futuro nelle istituzioni: è una delle tante miracolate della politica appartenenti a quella corte dei miracoli – più ampia di altre – che è stato il Movimento 5 Stelle nel momento del suo maggiore fulgore, che gli ha fatto portare nelle istituzioni la classe dirigente più pittoresca e incompetente di sempre. Nel caso di specie, è stata espulsa persino dallo stesso M5S per le sue posizioni antiscientifiche e anti vaccini, ed è incline a combattere tutte le cause di questo universo subculturale, dalla lotta contro il 5G all’abbraccio dei più disparati complottismi: ciò che l’ha portata anche all’occupazione del Consiglio regionale del Lazio con l’altrettanto pittoresco consigliere ex M5S Davide Barillari, e ha portato alla chiusura della sua pagina Facebook per il suo contributo alla diffusione di fake news.

Il segnale mandato dalle decisioni prese in parlamento va tuttavia oltre il suo caso personale. E getta una luce inquietante sullo stesso principio di autodichia, in nome del quale il Parlamento può prendere decisione giuridiche su sé stesso e i suoi membri in deroga ai principi giuridici che valgono per i comuni cittadini. Una decisione che fa molto casta, anche perché probabilmente non varrà per i dipendenti delle camere, non parlamentari, che, pure essi, stanno facendo obiezione al green pass.

Tra le motivazioni addotte per consentire l’ingresso della deputata c’è infatti anche quella, abbastanza surreale, per cui è giusto dare visibilità a tutte le posizioni presenti nel paese. Se anche fosse, non si capisce perché ciò debba essere fatto violando le leggi vigenti nel paese: che impongono l’esibizione del green pass nei luoghi di lavoro, quale anche il parlamento è, o dovrebbe essere. I parlamentari sono lì, nel caso, per modificare le leggi ed approvarne di nuove, se vogliono, ma non certo prendendosi la libertà di violare quelle in vigore.

L’esempio che viene dato ai cittadini con questa decisione – speriamo solo provvisoria – è che la legge non è uguale per tutti, e che tutti i cittadini sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri, come nel “1984” di George Orwell: ed è solo un’ulteriore ironia che questo avvenga proprio da parte di chi sproloquia di dittatura sanitaria e lamenta disparità di trattamento invocando la propria libertà di scelta, a spese di quella altrui (per inciso, ricordiamo di passaggio che stiamo per decidere di vaccinare anche i bambini per compensare la non volontà di vaccinarsi di alcuni adulti, a loro volta surclassati dalle percentuali di vaccinazione dei giovani: il che la dice lunga su un’altra guerra in corso, generazionale, di cui non parla nessuno, e che attraversa tutta la vicenda del Covid).

Ecco perché speriamo che la Camera, il primo dicembre, saprà rovesciare la decisione adottata. Perché sarebbe un’onta e una vergogna per la sua autorevolezza e per la sua credibilità, oltre che un ulteriore schiaffo per noi, cittadini comuni. Che non meritiamo. E che non meritano, soprattutto, quelli che sono in prima fila nella lotta contro il Covid, negli ospedali e nelle terapie intensive.

 

La cittadina più uguale degli altri. Il caso Cunial, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 20 novembre 2021, editoriale, p.1