Il nostro lato oscuro. Piccoli pregiudizi quotidiani
Non ci piace ammetterlo. Ne parliamo di rado. Eppure è intorno a noi. È ‘dentro’ di noi. Il nostro lato oscuro. La parte brutta che guida – più spesso di quanto ci piace ammettere – i nostri comportamenti. L’arresto dei ragazzi del rodigino che si cimentavano nel ruolo di bombaroli in saòr, dando la caccia agli immigrati, tanto per passare il tempo, per divertirsi, per avere un topolino con cui giocare, come un gruppo di gatti randagi e nullafacenti, rivela più di quello che racconta.
Se usassimo il criterio che sentiamo usare spesso nelle chiacchiere da bar, ripetute in molti talk show della tv nazionale e locale, e in certa stampa, dovremmo sparare ad alzo zero contro la xenofobia di massa, il razzismo diffuso e quotidiano. A proposito di immigrati lo si fa sistematicamente, con una serie di sillogismi generalizzati che sono diventati un’abitudine del pensiero. Un immigrato che delinque diventa “gli immigrati sono tutti delinquenti”. Un gruppo di teppisti di seconda generazione diventa “le baby gang che controllano il territorio”. Un musulmano che fa un discorso anti-occidentale diventa “i musulmani sono terroristi” perché “l’islam è intrinsecamente violento”. Ecco, se usassimo lo stesso modo di ragionare dovremmo dire che tutti i rodigini odiano i marocchini, i vicentini sono razzisti perché non affittano le case agli stranieri, e in regione c’è l’apartheid perché le leggi “prima i veneti” non consentono ai residenti da un certo numero di anni di partecipare ai bandi. Evitiamo, naturalmente, questo approccio, che non condividiamo per niente. Ma non possiamo non constatare che l’altro, quello opposto, quello in cui gli immigrati sono il target di generalizzazioni indebite, è diffuso, accettato, e spesso verbalmente o silenziosamente condiviso.
È per questo che ci è utile guardarci dentro, lasciarci interrogare dalle nostre stesse pulsioni. Perché, sì, effettivamente un gruppo di ragazzi rodigini si divertiva ad avercela con gli immigrati come categoria generica, non come persone specifiche, e piazzava bombe casalinghe che avrebbero potuto avere effetti assai peggiori. Perché, sì, effettivamente per un immigrato è quasi impossibile trovare una casa in affitto, anche se si tratta di una famiglia con due stipendi in regola e persino la cittadinanza italiana, perché prevale una percezione negativa del cognome e del colore della pella (ed è bello tuttavia raccontarla tutta, la storia – vera – perché è finita benissimo: quando il caso è diventato pubblico, una famiglia, anch’essa veneta, che ha voluto rimanere anonima, ha comprato un appartamento per metterlo a disposizione della famiglia in questione, affittandoglielo – un altro esempio che ci mostra come le generalizzazioni siano tutte indebite). Perché, sì, quando ai mondiali di calcio il Marocco ha fatto la sua travolgente cavalcata sportiva, e il timore era tutto su quanto avrebbero fatto i tifosi marocchini durante i festeggiamenti, le uniche notizie di rilievo, in Veneto, sono arrivate da Verona, dove sono stati organizzati, da un’ultradestra ben conosciuta, assalti contro i tifosi marocchini suddetti. Ma perché, soprattutto, c’è anche una vena di sottile xenofobia istituzionale, che ha fatto sì che le leggi “prima i veneti”, ma anche quelle contro le moschee, o altri piccoli trucchetti amministrativi a livello regionale o comunale per rendere difficile agli immigrati anche solo l’accesso ai buoni libro (presentando documenti che agli autoctoni non sono richiesti), fossero approvate nel consenso generale, e come strumento per acquisire consenso ulteriore – segno che questo tipo di sensibilità, che separa anziché unire, è percepita come condivisa, e funzionale.
Ecco, interrogarci anche su questo, forse non ci fa male. E può aiutarci a comprendere pagliuzze e travi rispettive, pregiudizi reciproci in azione, comportamenti sbagliati che non sono di categorie generalizzate (che siano gli stranieri o i veneti), ma di alcuni solamente, e solo qualche volta. Ciò che ci può permettere di ripensarci, e rimediare ai nostri stessi errori, favorendo una convivenza civile reale e diffusa, basata sul rispetto, capace di distinguere tra i comportamenti di alcuni e le intenzioni di tutti gli altri.
Il nostro lato oscuro, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 29 ottobre 2023, editoriale, p.1