L'imam a scuola e l'inaudita ingerenza della politica

Quella della scuola media di Pertile, ad Agordo, e della sua decisione di invitare prima, e di revocare poi, a seguito delle pressioni della politica, l’invito a un imam a parlare agli studenti, è un esempio al contempo ridicolo e folle di isteria collettiva, che spiega bene i tempi che stiamo vivendo.
Sul merito, intanto. Da sempre è considerato normale organizzare incontri per far conoscere le religioni, tanto più se sono presenti nel territorio e, a maggior ragione, nella scuola. Questo banalmente serve – ed è triste doverlo ripetere – a conoscere e a capire, che è precisamente la funzione della scuola. In moltissime città – europee e anche italiane – si organizzano visite delle scolaresche nelle sinagoghe, nelle moschee, nei templi sikh e quant’altro. La cosa non può che fare bene: alla peggio, si rinforzano i pregiudizi che già si hanno; il più delle volte, se ne perde qualcuno. Che probabilmente è quello che teme la politica, oggi.
Sulla persona in questione. L’imam Kamel Layachi è una delle persone più adatte per partecipare a questo tipo di incontri. Li fa da anni, perché ci crede, e crede nel dovere della comunicazione e della trasparenza. E’ una guida spirituale autorevole e riconosciuta, in tutto il Nordest. Pur non avendone bisogno, ha partecipato a corsi di formazione per guide spirituali organizzate in ambito universitario. Fin dai tempi delle primissime stragi dell’Isis nei confronti dei cristiani in Siria e Iraq ha elevato forte la sua voce di condanna, e ha ovviamente continuato a farlo, sempre in prima fila, in occasione dell’attentato a Charlie-Hebdo, e tutte le volte che c’è stato un motivo per farlo. Dopo le ultime stragi di Parigi ha partecipato anche ad un forum organizzato da questo giornale, presenti esponenti del mondo cattolico e il presidente del consiglio regionale Ciambetti, appartenente a una forza politica – la Lega – sistematicamente avversa alla sua religione. Per la sua attività ha ricevuto persino premi da organizzazioni cattoliche. Se chiudiamo le scuole a queste voci, l’oscurantismo è solo a un passo.
C’è poi una questione di principio e di democrazia – e di rispetto dell’autonomia scolastica – grossa come una casa. La decisione era stata deliberata dai competenti organismi, anche chiesa e sindaco (anche se non dovrebbe contare) erano d’accordo, e persino i genitori, consultati, si sono espressi a schiacciante maggioranza (191 contro 44, ovvero l’81,3% contro il 18,7%) a favore dell’iniziativa di dialogo. Solo l’assessore Donazzan, esulando ampiamente dalle sue competenze, come ci ha abituato in questi anni, minacciava sfracelli e ispezioni, e solo Salvini, mettendo su facebook il numero di telefono della scuola e di fatto invitando ad ostacolare e insultare, come puntualmente avvenuto, e qualche altro politico di contorno, abituato a sfruttare la strumentalizzazione dell’islam per ottenere la visibilità che non avrebbe altrimenti, erano contro. Ebbene, una minoranza rumorosa ha conculcato gravemente i diritti della maggioranza costringendo la scuola a cancellare l’evento.
Si tratta di un’ingerenza inaudita, e di un atto di squadrismo culturale, che mette in atto forme di procurato allarme sociale sulla pelle degli alunni e della cittadinanza, e producendo danni ai processi di integrazione. Cosa riteniamo che pensino i bambini musulmani della scuola, e i loro genitori, di questa forma odiosa di intolleranza nei loro confronti? Nel contempo si è tolto anche ai bambini non musulmani il diritto alla conoscenza, con argomentazioni al limite della paranoia: “Mio figlio ha paura” (la domanda sarebbe: chi gliel’ha inculcata? non è una proiezione dei genitori?), o, peggio, come ha detto un’altra mamma: “Che cosa avrebbero capito dei dodicenni?” (se la pensano così dei loro figli, tanto vale che li tolgano direttamente da scuola…).
Capiamo le ragioni della scuola, che avrebbe dovuto assistere al solito patetico teatrino di politici fuori dalle sue porte. Ma avrebbe dovuto mantenere l’iniziativa. Dando ragione all’arroganza di una minoranza, ha aperto a un precedente assai pericoloso. Che, se dovesse diventare un metodo, si chiamerebbe, appunto, oscurantismo.
Libertà e ideologia: L’imam che divide la scuola, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 3 marzo 2016, editoriale, p.1