I moralisti e il sesso
La notizia è la seguente: due leader islamisti marocchini – sia lui che lei piuttosto conosciuti: e non sposati (non tra loro, almeno) – sono stati sorpresi a fare sesso in auto, sul lungomare, vicino a Casablanca (le informazioni sono qui). Immaginiamo sia questo il loro imbarazzo (non il nostro): di professione sono predicatori di virtù che, nell’occasione, non hanno praticato. Capita a tutti: l’uomo è fallace, e la donna altrettanto. E a noi piace l’elemento umano della storia, e proviamo una certa tenerezza per questi attempati amanti clandestini, romanticamente avvinti in riva al mare. Siamo quindi inclini al perdono, convinti che lo sia anche il Misericordioso.
Ma non ci dispiace trarre da questa storia una morale, non moralista né immoralista.
I moralisti, di tutte le religioni (e anche al di fuori di esse), finiscono spesso in questo modo: perché confondono, appunto, la fede con la morale (e anche quando non finiscono così, fanno ugualmente confusione…). Situazione analoghe hanno visto protagonisti telepredicatori evangelicals, vescovi cattolici, rabbini, monaci hindu, guru di nuovi movimenti religiosi. Tutte persone che predicano bene (secondo loro) e razzolano male, o vivono di nascosto pratiche sessuali considerate illecite, insegnando imbarazzati il contrario. Tutto il mondo è paese, come si dice: e tutte le religioni vivono nel mondo.
Non ne faccio polemica religiosa: in mezzo ci sono tutti, non l’una o l’altra religione. E nemmeno anti-religiosa: i moralismi laici (inclusi quelli dell’anti-politica del popolo virtuoso contro la casta ladra e corrotta) mi fanno lo stesso orrore e hanno la stessa mancanza di fondamento. Oltre tutto, il comportamento di qualcuno non inficia un messaggio che si vuole universale. Ma, questo sì, ci aiuta a contestualizzarlo e – credo, spero – a meglio comprenderlo. Adorando quel che c’è da adorare, e non i simulacri: andando verso il centro, non alla periferia del sacro.
Sullo specifico, la penso come Karl Kraus un secolo fa: “lo scandalo inizia quando la polizia vi mette fine”. E il problema è già che esista una polizia dei costumi (che, come noto, esiste in molti, troppi paesi: dettando come ci si deve vestire, vietando questo o quel tipo di sesso, punendo brutalmente chi non si conforma alla norma – dichiarata, anche se in privato magari non praticata). Ma per i moralisti professionali, che avvelenano la vita altrui con pesi che non portano, crediamo che la pubblicità sia un accettabile contrappasso.
Per questo fatti di cronaca di questo genere sono utili da tenere a mente. Non per voyeurismo, non per godimento: ma come riferimento educativo (educativo, sì). Come utile memento. Anche per chi ne è protagonista. Felix culpa, se può servire a temperare i loro ardori (non quelli sentimentali: quelli inquisitori…).
Lo ripeto a me stesso e ai molti, ai troppi, che continuano a confondere fede e morale, religione e moralismo, spirito e lettera… Rovinando la vita a se stessi (e sarebbe il meno) e agli altri. In più, con la scusa di farlo in nome di Dio: la bestemmia peggiore – tanto più se condita da menzogna e ipocrisia.